È uscito nelle librerie – fisiche e online – il mio ultimo volume, dal titolo Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e «ospedale da campo», ecco la presentazione e i dati bibliografici.
Quando Jorge Mario Bergoglio diviene papa Francesco, il 13 marzo 2013, l’eredità ecclesiale che si trova di fronte non è solo quella degli scandali del clero e della corruzione dei costumi. E anche una eredità ideologica consolidatasi nel mondo cattolico dopo la caduta del comunismo. Si tratta del modello «americano» fondato sul connubio tra battaglie etiche contro la secolarizzazione (cultural wars) e identificazione del cattolicesimo con il capitalismo e lo «spirito» americano. Intellettuali come Michael Novak, George Weigel, Richard John Neuhaus, Robert Sirico elaborano, a partire dagli anni ‘80 questa sintesi attraverso una rilettura, fortemente deformata, della Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Con ciò divengono, negli anni ‘90, gli opinion makers della Chiesa negli USA e in Europa. Il mondo cattolico, affascinato in precedenza dal marxismo, si ritrova in un modello ecclesiale e politico liberalconservatore. Una tendenza che diviene teocon, dopo l’11 settembre 2001 e l’avvento delle teologie politiche manichee, per trasformarsi poi nel teopopulismo contemporaneo. L’avvento del papa latinoamericano provoca la crisi di questa prospettiva e la conseguente reazione con la minaccia dello «scisma americano». E il dramma della Chiesa odierna, profondamente divisa al proprio interno. Il volume analizza la stagione dei Catholic Neoconservative e quella della Chiesa di Francesco immaginata come un «ospedale da campo» per un mondo in frantumi, due prospettive profondamente diverse che segnano la coscienza cattolica contemporanea.
Massimo Borghesi, Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e «ospedale da campo»
Jaca Book, Milano 2021
Pagine272
Euro 20,00
Collana “Pensiero Cristiano”
ISBN 978-88-16-30667-7
Il volume su Mondadori Store.
Ho seguito il professor Borghesi su questo sito e attraverso la lettura del volume sulla Biografia intellettuale di Jorge Bergoglio. Lettura illuminante dello spessore culturale, religioso ed etico di un Pontefice che – questa l’impressione che ne ho ricavato – “parla” al mondo soprattutto perchè ne “ascolta” il respiro profondo in quella sorta di originaria tensione che chiede di farsi storia di redenzione/liberazione dell’Umano.
Quest’ultimo libro si carica di solide ragioni di interesse per la prospettiva storica che offre alla lettura della missione di Francesco ponendola in relazione al sistema politico e di potere incarnato dal pensiero (e dalla prassi) teocon.
Avverto – e in qualche modo pongo una domanda al professor Borghesi – un cambio di clima nel sistema dei media italiano e di taluni suoi autorevoli rappresentanti, in rapporto al Pontificato di Francesco. E’ giusto ed auspicabile che tutto sia sottoposto a lettura critica, ci mancherebbe. E tuttavia mi pare dominante una tendenza ad evidenziare un eccesso di interrogativi circa le capacità del Pontefice di portare a compimento l’opera che si è prefissa. In taluni casi, anche da parte di osservatori “moderati”, la lettura problematica del riformismo (mi si perdoni la semplificazione) di Papa Bergoglio è accompagnata da una sorta di implicita ma palpabile raccomandazione a muoversi nel segno della compatibilità con gli assetti strutturanti l’istituzione ecclesiastica pena il fallimento della sua azione.
Tralascio, ovviamente, le punte estreme rappresentate da osservatori autorevoli il cui verbo rivela prossimità con le idee di monsignor Viganò. C’è tuttavia una opinione montante che sembra in qualche modo interessata a “normalizzare” l’azione di Francesco. L’esempio è forse minimo ma mi è parso significativo: il messaggio recentemente rivolto dal Pontefice ai giornalisti. Un intervento serio, denso, giustamente allarmato, un richiamo alla responsabilità. Eppure l’attenzione offerta dal sistema dei media (con poche eccezioni) mi è parso molto al di sotto di dell’attenzione che quelle argomentazioni avrebbero meritato.
Mi chiedo, e chiedo al professor Borghesi, l’opinione pubblica italiana è presa (nutrita, si potrebbe dire) da riflussi conservatori e/o di indifferenza culturale nei confronti del messaggio promosso da Bergoglio?
Grazie caro Ragusa del suo commento che condivido in pieno. Si potrebbe dire che il mio ultimo volume costituisca la risposta, articolata nei suoi vari passaggi storici, alla questione che lei pone. La saluto cordialmente.
Prof. buonasera! Ho quasi finito di divorare il volume, e sono rimasto ammirato dalla profondità abituale dell’analisi. Mi ha cambiato! Ho sempre creduto nella sincerità del mondo conservatore americano sui temi dei principi non negoziabili, ma come una benda sugli occhi mi impediva di vedere l’altra faccia del silenzio sulla DSC, come pure mi ha addolorato la presa teologico politica che ha avviluppato anche molti nostri concittadini. Rilevo la stranezza che si siano interessati di queste tematiche solo intellettuali non credenti. Quello che più mi addolora è che tanti cattolici come me siamo caduti nella trappola delle tre tentazioni evangeliche in un modo così banale. La prima, economica, è scontata. La seconda, come diceva padre Turoldo, la più insidiosa, religiosa,quella di lanciarsi dal tempio, giustificando le proprie posizioni come teologicamente corrette e sorvolando l’insegnamento di Gesù sulla povertà anche effettiva, la terza, la più tragica, le trickle-down teories, politica. Parafrasando Heidegger: nella mia ricerca (filosofica, l’uscita dalla caverna platonica) mi fu compagno Peter Kreeft, modello padre Barzaghi (la vita consacrata), spunti mi sono venuti da don Massimo Serretti, ma lo stile laicale, gli occhi, me li ha dati lei, amato professore! Grazie di cuore!
segnalo alcuni refusi alle pagg. 101-103-269 ( Weiler invece di Weigel)
Paolo Gasparini
Gentile dott. Gasparini,
grazie del suo giudizio e delle sue parole. Leggendo la sua lettera ho avuto la conferma che il libro potesse risultare utile e ne sono lieto. Importante è quanto lei scrive sullo “stile laicale” di cui, in ambito cattolico, soffriamo spesso la mancanza. Il clericalismo è una conseguenza. Grazie anche per la segnalazione dei refusi.
Con viva cordialità.
Massimo Borghesi