Il Papa di Visegrad. Come i sovranisti cercano di appropriarsi di Benedetto XVI

Assieme a Massimo Faggioli sono stato intervistato da Nicola Mirenzi di Huffington Post per un articolo che denuncia un tentativo di “appropriazione” del pensiero e della figura di Benedetto XVI «per farne», come scrive bene l’autore, «l’icona nazionalista che non è». Mentre il pensiero di Ratzinger è europeo nel senso dell’Europa di Adenauer, Schumann, De Gasperi, non certo dell’Europa di Visegrad.

Huffington Post, mercoledì 4 gennaio, Il Papa di Visegrad. Come i sovranisti cercano di appropriarsi di Benedetto XVI (Nicola Mirenzi)

Ungheresi e polacchi ai funerali di Ratzinger per farne l’icona nazionalista che non è: era europeista nel senso di Schumann e De Gasperi. Nessuno si confronta con la sua teologia perché nessuno la conosce, tantomeno a sinistra. Analisi di Faggioli e Borghesi

Si vedrà sfilare anche l’internazionale sovranista, domani, ai funerali di Benedetto XVI: certo per rendere omaggio al Pontefice che i conservatori europei considerano roba propria, ma anche per far propria in futuro l’eredità teologico-politica-culturale di Joseph Ratzinger. Quando si muore, scriveva Jean-Paul Sartre, si “cade nelle mani degli altri”. Ed è dunque significativo, politicamente, capire in che mani cadrà il Papa Emerito. Un Pontefice a statuto speciale anche nei funerali. Ai quali non sono stati invitati tutti i capi di stato e di governo, come il Vaticano è solito fare quando muore un Papa, ma solo quelli tedeschi e italiani, riferimenti delle due Patrie di Benedetto, quella di nascita, la Germania, e quella adottiva, l’Italia. Gli altri si presenteranno volontariamente. E a volerci essere sono soprattutto loro: il capo del governo ungherese, Viktor Orban, già arrivato a Roma e fotografato in ginocchio davanti al corpo del Papa morto, la presidente dell’Ungheria, Katalin Novàk, e poi il presidente polacco, Andrzej Duda, e il capo del governo, Mateusz Morawieck. Ai quali si può aggiungere per affinità politiche anche Giorgia Meloni, che, quando ancora non era presidente del consiglio, nella sua autobiografia, Io sono Giorgia, elargiva lodi per Giovanni Paolo II (“il più grande statista di tutto Novecento”), parlava del “grande messaggio che Ratzinger ci ha donato”, mentre sul Pontefice in carica confessava: “Non sempre ho compreso Papa Francesco”.

“L’appropriazione di Ratzinger non ha mai funzionato veramente in Italia”, racconta ad HuffPost il teologo e storico del cattolicesimo Massimo Faggioli, docente alla Villanova University di Philadelphia. Ma nell’Europa centro-orientale è diverso. “Soprattutto in Polonia e in Ungheria la tentazione nazional-cattolica è una realtà politica autentica”. Perciò mostrarsi davanti alla salma di Benedetto XVI ha un significato oltre che spirituale anche programmatico per Orban e i suoi affini polacchi. “È un segnale che inviano al proprio mondo, ma anche al mondo intero”. ‘Benedetto era il nostro Papa. Noi siamo suoi figli e raccoglieremo la sua eredità’. Benché, nel merito, il pensiero di Orban e degli orbaniani d’Europa non ricalchi precisamente la raffinata filosofia ratzingeriana. “Sono dei figli illegittimi di Benedetto XVI” spiega Faggioli, “ma il problema è che non ci sono altri figli che ne reclamano l’eredità”.

Secondo Faggioli, la sinistra, in Europa e nel mondo, ha smesso da tempo di confrontarsi veramente con il pensiero e la testimonianza cattolica. “I progressisti dicono di apprezzare Papa Francesco, certo, ma, più che altro, ne approvano il fenomeno pop, non dialogano con la sua dottrina, figurarsi con quella di Papa Benedetto XVI”. Di questo “disarmo” intellettuale è figlia l’opa sovranista su Ratzinger e, più in generale, sull’“l’identità e la tradizione” cristiana. “Poiché la destra è molto più sensibile ai risvolti politici del fenomeno cattolico”. L’inconveniente è che il ratzingerismo, secondo Faggioli, ha storicamente attecchito soprattutto nelle frange politiche ed ecclesiastiche meno capaci di coglierne e valorizzarne l’ampiezza culturale. “Il ratzingerismo è diventato uno strumento fortissimo nella battaglia interna alla Chiesa” tra innovatori e tradizionalisti. Battaglia nella quale giocherà un ruolo anche la sfilata sovranista di domani. “Perché sarà il segnale che il mondo tradizionalista cattolico può contare su una sponda politica fuori dalle mura Vaticane”. E anche molto determinata.

Non ha dubbi che si tratti di una “strumentalizzazione” Massimo Borghesi, filosofo e saggista, autore, tra gli altri, di un importante libro sulla divisione interna alla Chiesa, Il dissidio cattolico (Jaca Book). “Il pensiero di Ratzinger è europeo nel senso dell’Europa di Adenauer, Schumann, De Gasperi, non certo dell’Europa di Visegrad, cioè quella di un’Europa che si mette contro un’altra Europa”. Nella formazione di Benedetto XVI, racconta Borghesi, è stata fondamentale l’esperienza della rovina della Seconda Guerra Mondiale causata dalle “forze neo pagane del nazismo”. Per questo Ratzinger non ha mai legittimato le divisioni fondate sulle diversità neo-nazionalistiche degli stati europei. Ma soprattutto, spiega Borghesi, “Benedetto XVI aveva una visione agostiniana liberale, sotto l’influsso di Erik Peterson. Per Ratzinger era inconcepibile l’idea di una statalizzazione della religione”. Come invece vorrebbero fare i sovranisti. I quali agitano l’identità cristiana come una bandiera dentro cui avvolgere la propria nazione. Per poi metterla al servizio dello Stato.

Tuttavia, sostiene Borghesi, per disinnescare una strumentalizzazione ci sarebbe bisogno di conoscere veramente l’insegnamento di Papa Ratzinger, definito a reti unificate un “grande teologo”, ma senza che molti si preoccupino di definire veramente in cosa consista la sua teologia. “Buona parte del radicalismo laico – sia nel campo politico, che in quello dei grandi media – ha preferito invece andare dietro all’immagine falsa di un Benedetto XVI arcigno nemico della modernità”, confermando paradossalmente la visione che ne propagandavano i sovranisti. I quali, sfilando domani in Vaticano, offriranno una spalla su cui far appoggiare la parte più conservatrice della Chiesa. Mentre l’altra parte rimarrà più sola. Perché da lungo tempo i non sovranisti hanno deciso di allontanarsi dal pensiero cattolico. E in particolare da quello di Papa Ratzinger. Tenuto a distanza da vivo. E ora anche da morto.

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