Ringrazio molto Antonio Socci per il bell’articolo su Libero di venerdì 21 giugno, in cui racconta la figura di don Giacomo Tantardini a partire dal volume che ho curato È bello lasciarsi andare tra le braccia dei figlio di Dio appena uscito nelle librerie.
Libero, venerdì 21 giugno, p. 24, L’amico italiano di Bergoglio che gli ha preparato la strada (Antonio Socci)
Esce il libro voluto dal Papa con le omelie del prete protagonista di CL indicate come modello da seguire. Pochi giorni fa il consiglio di accorciare le prediche
Parlando con la giornalista Franca Giansoldati, un giorno di luglio del 2014, Francesco, il Papa venuto da lontano di cui ancora poco si sapeva, raccontò un dettaglio che avrebbe dovuto incuriosire rivelò che non conosceva Roma, eccetto Santa Maria Maggiore «e poi San Lorenzo fuori le Mura, dove sono andato per delle cresime quando c’era don Giacomo Tantardini».
In effetti sembra proprio che l’amicizia più significativa che l’arcivescovo di Buenos Aires aveva a Roma – prima di diventare Papa – fosse quella con don Giacomo.
Ma com’era nata la cordiale frequentazione e la sintonia spirituale fra il card. Bergoglio e il sacerdote che era stato l’anima più geniale e creativa di Comunione e Liberazione, colui che nei roventi anni Settanta aveva affascinato e portato alla fede cristiana migliaia di studenti universitari romani e di giovani delle borgate; colui che negli anni Ottanta era stato la vulcanica mente del Sabato – l’unico giornale cattolico che abbia fatto breccia nel dibattito pubblico – e poi quel don Giacomo che era stato l’anima del mensile 30 Giorni, la rivista internazionale sulla Chiesa (diretta da Giulio Andreotti)?
Nessun giornalista aveva approfondito. Eppure don Giacomo, sebbene molto schivo e lontano dal palcoscenico dei media, era ben noto agli addetti ai lavori. Era sempre stato molto legato a don Giussani e per anni fu protagonista della storia di CL.
LA SINTONIA
Il libro È bello lasciarsi andare tra le braccia dei figlio di Dio (libreria Editrice Vaticana. Omelie 2007-2012) fa capire finalmente la sua amicizia con il card. Bergoglio e soprattutto la sintonia. Non a caso 30 Giorni, ricorda Massimo Borghesi, curatore del volume, «era l’unica rivista o quasi» che in Italia dava voce al porporato argentino: «sono sette i suoi interventi e vanno dal 2007 al 2012». Quando un tumore portò via don Giacomo, ancora giovane, il 19 aprile 2012, il card. Angelo Sodano (già Segretario di Stato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e nel 2012 Decano del Collegio Cardinalizio), celebrando le esequie, iniziò così la sua omelia: «Oggi, in particolare, vogliamo elevare a Dio un inno di gratitudine per il dono che ha fatto alla sua santa Chiesa con la vita e le opere di questo grande sacerdote.
In effetti, spiega Borghesi, Tantardini è stato «un protagonista del cattolicesimo italiano (…) e, tramite 30Giorni, di quello internazionale».
Carismatico, solare, profondo e semplice fu stimato da diversi Papi, ma «la storia del rapporto tra don Giacomo e 30Giorni con il cardinal Bergoglio» osserva ancora Borghesi «non si è conclusa con la morte del sacerdote brianzolo innamorato di Roma. Tanti motivi che 30Giorni ha posto al centro dell’attenzione ecclesiale, dagli anni ‘90 alla sua chiusura (…) sono oggi presenti nel pontificato e nei documenti di Papa Francesco. Bergoglio non ha dimenticato il suo amico di San Lorenzo. Ne ha serbato la memoria più autentica affidando molte sue intuizioni alla Chiesa universale».
Infatti è stato lo stesso Pontefice a chiedere che le omelie “romane” di don Giacomo fossero pubblicate integralmente dalla libreria Editrice Vaticana (il volume esce oggi con la prefazione del Papa che, per concessione dell’editore, pubblichiamo qui sotto).
Così Francesco manifesta il suo affetto e la sua stima per don Giacomo, ma indica pure – come nota Borghesi – «l’utilità dl una raccolta che può valere come modello di un’autentica omiletica ecclesiale in accordo con le indicazioni che Francesco stesso ha offerto, in proposito, in pagine essenziali della Evangelii gaudium».
Del resto proprio nei giorni scorsi il Papa è tornato a criticare certe interminabili omelie che «fanno addormentare». Al contrario quelle di don Giacomo svegliano il cuore e sono più che omelie. Sono una ventata di aria fresca. Esse, scrive il papa, «comunicano l’essenza originale della vita cristiana» perché «c’è sempre bisogno nella Chiesa di recuperare l’essenziale».
Un dono quindi questa raccolta di omelie curate da Massimo Borghesi! finalmente dopo tanta omiletica subita, una “ventata di aria fresca” per il popolo di Dio ? Sono ansioso di leggere questa raccolta delle prediche di don Giacomo con cui ho avuto occasione una sola volta di parlare ( al bar) mai di ascoltare in una predica. Certo ho letto molto su 30 gg ma altra cosa è “sentirlo” predicare: e sì, se son prediche come ventate di aria fresca sarà come “sentirlo” parlare! Spero solo che la diseducazione in cui siamo stati abituati cioè a prediche di stucchevole moralismo o disincarnate non abbia compromesso in me il senso estetico delle cose vere. Del resto scopro dalla vita del beato Franz Jagerstatter che anche in Austria e in Baviera scarseggiavano ( fin dalla metà del secolo scorso)prediche che edificassero nel vero senso della parola cioè lanciassero il popolo di Dio nella lotta quotidiana verso la santità la presenza e la liberazione dal peccato e dal male per sé e il prossimo.