Fabrio Pierangeli ha dedicato una bella recensione su L’Osservatore Romano al mio volume “Da Bergoglio a Francesco. Un pontificato nella storia”. La riporto di seguito ricordando che l’autore è professore associato di Letteratura italiana all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, dirige riviste e collane editoriali con Loffredo editore e “Studium” (classe A dell’Anvur), è membro del Consiglio scientifico della Biblioteca Nazionale Centrale. Ha inoltre pubblicato tra monografie, raccolte di saggi e curatele una trentina di volumi e circa duecento saggi in riviste nazionali e internazionali, atti di convegno e miscellanee in particolare su Iacopone da Todi, Giacomo Leopardi, Ippolito Nievo, Emilio De Marchi e su scrittori e drammaturghi del Novecento e contemporanei.
L’Osservatore Romano, lunedì 13 febbraio, Lo stupore di incontrare qualcuno che ti sta aspettando (Fabio Pierangeli)
Da Bergoglio a Francesco. Un pontificato nella storia a cura di Massimo Borghesi, edito da Studium nel 2022, nasce a 8 anni dalla salita al soglio pontificio di Bergoglio come numero monografico della rivista «Studium». In questi ultimi mesi Papa Francesco è stato al centro di dibattiti anche polemici in parte anticipati dalle pagine del libro che, con nuovi interventi, è succeduto a quel numero monografico, ponendosi, dunque, come strumento necessario per capire anche l’attualità. Non si poteva prevedere che Francesco sarebbe rimasta in gran parte voce isolata contro il conflitto russo ucraino, e più in generale contro la mentalità economicista delle guerre che tende a far sparire l’umanità della singola persona: «Tutto il mondo è in guerra, in autodistruzione, fermiamoci in tempo».
Il volume si compone di 14 interventi, con l’oculata regia di Massimo Borghesi che ha voluto si parlasse non di polemiche spicciole ma di aspetti importanti e non astratti del pontificato, alcuni dei quali effettivamente rimasti colpevolmente nell’ombra; se i libri su Francesco sono anche troppi, pochi, in definitiva, quelli che indagano profondamente sui motivi autentici dell’operare del Papa.
Nella sua introduzione, fondando il discorso sulla influenza che a Bergoglio deriva da Romano Guardini, Borghesi sintetizza i segni del pontificato, andando oltre le polemiche superficiali di cui si diceva: «Papa Francesco non è un progressista che abbandona la dottrina della Chiesa, né tanto meno un conservatore che dimentica i passi compiuti dal Vaticano ii. È un Papa missionario sociale che ha come desiderio di rilanciare la tensione polare tra evangelizzazione e promozione umana, la stessa che era al centro della Evangelii Nuntiandi del grande Paolo vi».
E ancora: «Francesco è il Papa che vede la Chiesa e il mondo a partire da una visione polifonica, fondata sull’idea che la vita personale-sociale-storica, risulta comprensibile a partire da una prospettiva antinomica, polare», fondata appunto sulla positività della dialettica assimilata dalla antropologia di Romano Guardini, messo a fuoco già nella tesi di dottorato. La teoria del confronto che Francesco ha saputo allargare alle culture altre, provenendo da una cultura altra. Lo testimonia, ancora una volta e con inaspettata forza, il recentissimo viaggio in Africa, con schiere di giovani che ne hanno fatto un punto di riferimento imprescindibile per il futuro del pianeta, di fronte all’invecchiamento di prospettive e valori dell’Occidente.
E polifonica è l’ampiezza dei temi trattati in questo volume dai 14 esperti convocati da Borghesi: dalle analogie dei pontificati precedenti (Bolis, Bonini, Buttiglione, Maffeis), alla pedagogia (Chiosso), a questioni storiche e geopolitiche (Faggioli, Guerra Lopez, Ivereigh, Restán, Riccardi), alla attenzione alle periferie e a risvolti etici, umani, illuminati anche dalle letture di autori cari (Negro, Metalli, Tornielli, Pierangeli).
Insomma, come scrive alla fine della lucida introduzione il curatore: «Si tratta di contributi di chiaro interesse che consentono di penetrare nel pensiero del Papa e di chiarire la sua visione della Chiesa e del mondo contemporaneo. La posta in gioco, per credenti e non credenti, è molto alta e la corretta lettura della prospettiva di Papa Francesco, a fronte di manipolazioni interessate e del grande gioco degli interessi in campo, appare come un dovere ed un necessario omaggio verso la verità». Un chiaro accenno a chi considera scioccamente l’azione forte della carità di Francesco quale schermo per una presunta debolezza di riflessione teologica sulle sfide della realtà contemporanea.
Tra le parole più significative che emergono dal libro troviamo proprio “misericordia” in particolare nell’intervento di chiusura che si deve alla penna di Andrea Tornielli, scrittore, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione. Tornielli riporta un episodio dal discorso di Papa Francesco di domenica 17 marzo 2013 quando si affacciava per la prima volta alla finestra del palazzo apostolico per la tradizionale preghiera dell’Angelus. Siamo nel 1994, in occasione della ricorrenza della Madonna di Fátima; una donna anziana umile molto umile, sottolinea il futuro Papa, gli chiede di confessarsi ma Bergoglio stanco dopo aver impartito lungamente il sacramento deve recarsi di fretta altrove e chiede alla vecchia perché volesse confessarsi: «Lei non ha peccato». Alla fine del dialogo la signora gli dice solennemente, ma con semplicità: «Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe». Bergoglio commenta: «È la Sapienza dello Spirito Santo, non dimentichiamo questa parola: Dio non si stanca mai di perdonarci».
Altra parola chiave del pontificato e del libro è la parola esperienza: il cristianesimo non è una discussione o una teoria, ma un incontro, una serie di incontri, che Rocco Buttiglione presentando il volume alla Lumsa, giovedì 9 febbraio, non ha esitato a definire innamoramento di Cristo attraverso altri uomini, di cui potrebbe citare nomi e cognomi, l’ora e le atmosfere di episodi avvenuti per portare alla fede, confermati nel tempo.
Una vertigine abissale e insieme gratitudine di fronte alla domanda immensa di fede e di senso del destino che Bergoglio legge in autori cari della letteratura mondiale, da Borges, a Camus, a Leopardi e Manzoni che riporta al brano del Vangelo di Matteo 13, 16-18: «Ma beati i vostri occhi, perché vedono, e i vostri orecchi perché odono. Difatti, io vi dico in verità, molti profeti e molti giusti desiderarono vedere quello che voi vedete e non lo videro, udire quello che voi udite e non lo udirono». Saggi giusti e profeti sono sicuramente molti degli scrittori ammirati da Bergoglio, animati, più o meno coscientemente, da un profondo senso religioso.
Il racconto di una esperienza cristiana concreta, nelle parole del Papa vive di questo confronto, pieno di responsabilità amorevole verso la genialità umana, ma in definitiva libero e pacificato nel grande orizzonte della fragilità e del perdono.
Fin dall’inizio, come racconta in La mia porta è sempre aperta. Una conversazione con Antonio Spadaro (Rizzoli, Milano, 2013, p. 39), dove si intrattiene anche sui molti amori letterari, musicali e cinematografici che ne hanno segnato la formazione: «Mi successe una cosa strana durante quella confessione, non so che cosa esattamente, ma mi cambiò la vita; direi che mi sono lasciato sorprendere con la guardia bassa. Fu la sorpresa, lo stupore di un incontro, mi resi conto che mi stavano aspettando. È questa l’esperienza religiosa: lo stupore di qualcuno che ti sta aspettando. Da quel momento per me Dio è colui che ti anticipa».
di FABIO PIERANGELI