Ma esiste ancora un pensiero cattolico?

Sull’ultimo numero di “Vita e Pensiero” (5/2021), la rivista culturale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (nella foto), è uscito il mio saggio: “Ma esiste ancora un pensiero cattolico?”. Vi propongo l’incipit del saggio:

 

«Esiste ancora un pensiero cattolico? Al quesito tradizionalisti e conservatori risponderanno di sì ed indicheranno Facoltà e Seminari dove si studia ancora S. Tommaso e la Neoscolastica del ’900. Un pensiero rigorosamente separato, privo di canali con il mondo moderno e con quello contemporaneo. Ricco di intuizioni e di concetti che risultano però sequestrati da un’elite che ha perso, da tempo, l’appuntamento con la storia. In realtà pensatori cattolici di rilievo ce ne sono, pienamente calati dentro il tempo e le sue domande. In Francia Jean-Luc Marion, Emmanuel Gabellieri, Rémi Brague, Pierre Manent, Jean Robert Armogathe, Jean-Louis Chrétien, Fabrice Hadjadj, tengono alta la bandiera. Nel mondo anglosassone Alasdair MacIntyre e Charles Taylor rappresentano i punti alti di una tradizione continentale, europea-americana, che non si è ancora spenta nonostante il dilagare dell’orientamento analitico. E in Italia? È la domanda che si pone Roberto Righetto alla voce “Filosofia” del suo bel volume “Parole Oltre. I libri che i cattolici devono leggere”. Per l’autore «negli ultimi decenni si è verificata l’uscita da un complesso di inferiorità che per tanti anni ha colpito i cattolici italiani, per cui accadeva che difficilmente un autore cristiano (scrittore o filosofo o teologo) avesse diritto di partecipare al dibattito culturale (il che avveniva in primo luogo a causa dell’arroganza della cultura laicista, ma anche per una certa incapacità di gran parte del mondo cattolico di essere consapevoli della forza e dell’originalità della propria cultura), oggi è innegabile una certa afasia, una stagnazione della cultura cattolica».

Come esempio di questa afasia valgono le scarse reazioni, da parte degli intellettuali cattolici, alle reiterate critiche a cui il papa Francesco è stato sottoposto in questi anni. Un silenzio sonoro che contrasta con la propaganda martellante degli avversari di Bergoglio.

Il problema riguarda comunque il cattolicesimo in generale il quale, dopo la vivace stagione che ha preceduto e seguito il Concilio Vaticano II, si è culturalmente assopito. I grandi maestri, teologi e filosofi, da Henri de Lubac ad Hans Urs von Balthasar, da Romano Guardini a Karl Rahner, da Jacques Maritain ad Augusto Del Noce, hanno aperto strade che si sono progressivamente esaurite. È venuta a mancare un ripresa, una intelligente attualizzazione delle loro posizioni.

 

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