Papa Francesco, i tradizionalisti e il fantasma di Scalfari

eugenio-scalfari[1]Un papa che si lascia intervistare dal principe dei giornalisti anticlericali. Un boccone che non va giù a molti, pronti a contrapporre Francesco a Benedetto XVI. Ma in realtà proprio il pontefice tedesco aveva “osato” ancora di più. E paradossalmente molti tra quelli che lo esaltano a spese del suo successore, non furono certamente teneri con lui. Le contraddizioni del tradizionalismo cattolico in un articolo di Massimo Borghesi su IlSussidiario.net.

 

IlSussidiario.net, giovedì 1 gennaio 2015, Papa/ Francesco e il “fantasma” di Scalfari (Massimo Borghesi) (link http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2015/1/1/PAPA-Francesco-e-il-fantasma-di-Scalfari/568711/)

 

Tra gli attacchi che, in modo quotidiano, papa Francesco riceve sulla stampa e nei blog un argomento ricorrente è quello della famosa intervista, rilasciata dal papa, ad Eugenio Scalfari. Una sorta di peccato mortale che un certo mondo cattolico, di orientamento tradizionalista, non è disposto a perdonare. Se la medesima intervista fosse stata rilasciata al direttore de Il Foglio anche le pretese “stonature” dell’intervista, che tanto hanno fatto storcere il naso ai benpensanti, non avrebbero fatto problema. Il problema è lui, l’ex direttore de la Repubblica, il barbapapà nazionale, il volterriano anticlericale maître-a-penser del laicismo. Che il Papa si sia affidato a lui e non a Messori o a qualche altro giornalista cattolico doc è inconcepibile. Così proprio Messori, nel suo discusso articolo natalizio sul Corriere della Sera, “I dubbi sulla svolta di papa Francesco”, torna a parlare dell’intervista a Scalfari ponendola, idealmente, sullo stesso piano della telefonata a Marco Pannella. Espressione di un Papa ondivago che ora difende la tradizione, la Chiesa come corpo mistico di Cristo, ora civetta, invece, con i laicisti, i nemici, i lontani. Un papa inaffidabile, sconcertante, «imprevedibile per il cattolico medio». Così Messori.

La cosa che sorprende, in tanto sconcerto dei “cattolici medi”, è che nel recente passato questo “sconcerto” non ha pesato nei giudizi sui pontefici precedenti quando anch’essi hanno scelto come interlocutori personaggi notoriamente laicisti ed anticlericali. Così Joseph Ratzinger, da cardinale, si impegnò in uno storico incontro dal titolo “Dio esiste?”, il 21 settembre 2000, al Teatro Quirino di Roma, con il direttore di Micromega Paolo Flores d’Arcais, la punta avanzata del laicismo concepito come dogma di vita e di pensiero. Un credito che fu ripagato da Flores con un libretto, edito da Ponte alle Grazie nel 2010, dal titolo significativo La sfida oscurantista di Joseph Ratzinger. Controversia su Dio.

Nondimeno Ratzinger, a cui si deve nel 2004 il fondamentale colloquio con Jürgen Habermas, il più rilevante intellettuale di sinistra europeo, non esiterà, da pontefice emerito, ad inviare al matematico Piergiorgio Odifreddi, altro campione del pensiero laicista insieme con Scalfari e Flores d’Arcais, una lettera, pubblicata parzialmente su Repubblica il 23 settembre 2013.

Orbene, su questi interlocutori scelti da Ratzinger-Benedetto non risulta che ci siano stati apprezzamenti negativi da parte dei “cattolici medi”. Forse perché la sua posizione sarebbe stata dottrinalmente chiara mentre quella di Francesco sarebbe rimasta ambigua? Questa è — lo sappiamo — la posizione dei tradizionalisti, degli stessi che, regnante Benedetto, dubitavano della sua perfetta ortodossia. Soprattutto dopo l’incontro di Assisi del 27 ottobre 2011 con cristiani di altre confessioni e credenti di altre religioni. Come scriveva allora Sandro Magister nel suo articolo dell’8 ottobre 2011 “I grandi delusi di papa Benedetto”: “In questi ultimi tempi, nel campo cattolico tradizionalista, le critiche contro papa Ratzinger non sono diminuite ma cresciute d’intensità.

E riflettono una crescente delusione rispetto alle attese inizialmente riposte nell’azione restauratrice dell’attuale pontificato. Le critiche di alcuni tradizionalisti si concentrano in particolare su come Benedetto XVI interpreta il Concilio Vaticano II e il postconcilio. Il papa sbaglia — a loro giudizio — quando limita la sua critica alle degenerazioni del postconcilio. Il Vaticano II, infatti — sempre a loro giudizio —, non è stato solo male interpretato e applicato: fu esso stesso portatore di errori, il primo dei quali fu la rinuncia delle autorità della Chiesa ad esercitare, quando necessario, un magistero di definizione e di condanna; la rinuncia, cioè, all’anatema, a vantaggio del dialogo”.

Tra questi critici Magister citava Roberto de Mattei, Brunero Gherardini, Enrico Maria Radaelli e numerosi cardinali e vescovi. E’ lo stesso mondo che ora, immemore delle critiche del passato, strumentalizza Benedetto contro Bergoglio. E’ lo stesso mondo che pone in opposizione Giovanni Paolo II a Francesco. Anche qui con la memoria corta. Si accusa il papa di aver scelto Scalfari come interlocutore, lo si accusa, soprattutto, per gli elogi che Scalfari ha scritto su Francesco. Si dimentica, però, ancora una volta, che non è certo la prima volta che Scalfari elogia un pontefice regnante. Lo aveva fatto anche con un papa da lui duramente avversato, Giovanni Paolo II appunto.

Il 22 febbraio del 1988, dopo un decennio di critiche senza sconti al papa polacco, Scalfari scrisse un articolo, dopo la pubblicazione dell’enciclica Sollicitudo rei socialis, dal titolo “La terza via che Wojtyla ha indicato”. Qui, dopo aver fatto notare che “in apparenza non c’è molto di nuovo nell’Enciclica del Pontefice”, poiché non da oggi è noto il dissenso e la critica della Chiesa sul comunismo e sul capitalismo, nondimeno “alla vigilia del Duemila, queste affermazioni acquistano non c’è dubbio, una diversa valenza”.

Per Scalfari nel crescente divario Nord-Sud, nonché nei problemi irrisolti della distribuzione della ricchezza, risiederebbe l’attualità della prospettiva pontificia anche per la “cultura liberale”. Per questo, concludeva, “Dopo trent’anni d’incertezze e di passi indietro, la linea giovannea viene dunque rilanciata proprio da colui che è sembrato fin qui il suo più efficace avversario”. Scalfari, insomma, nell’anno che precedeva la caduta del muro di Berlino, vedeva in Giovanni Paolo II non più l’avversario, il nemico, ma, al contrario, come documentava il dossier de Il Venerdì di Repubblica del 7 ottobre 1988, un prezioso alleato nella lotta contro l’egemonia capitalista che stava per cogliere il suo trionfo.

Ebbene, di fronte a questo nuovo atteggiamento scalfariano non risulta che il pontefice abbia dovuto patire critiche di “cedevolezza” al nemico. Gli elogi di Scalfari, nel 1988, non suscitarono le preoccupazioni dei tradizional-capitalisti di oggi, di coloro che, al presente, paventano un Papa seguace della teologia della liberazione. Al punto che non si riesce a comprendere se le critiche attuali, così astiose e malevole, siano motivate da ragioni teologiche o, più prosaicamente, dall’occidentalismo ideologico post-’89.

 

6 pensieri su “Papa Francesco, i tradizionalisti e il fantasma di Scalfari”

  1. Gentile Professore,
    penso proprio che Lei abbia sbagliato il tiro. Il problema non è con chi parli, ma cosa dici quando parli. Ed è su questo tema che Papa Francesco mostra tutta la sua inconsistenza filosofica e teologica. Non si discute la moralità di un uomo, ma quando ti confronti con qualcuno se non hai chiara la tua identità non è dialogo. Il punto è questo non con chi parli. Se Flores D’Arcais taccia di oscurantismo la posizione di Ratzinger, immagino che quest’ultimo abbia espresso posizioni molto diverse dalle proprie. Se invece Scalfari “canonizza” Papa Francesco il problema si pone. E il parallelismo con la condivisione di pensiero che Scalfari avrebbe avuto nell’88 con GPII non regge; infatti Papa Francesco nell’intervista non ha parlato di questioni politiche, sui quali sia laici che cattolici possono essere d’accordo perché profondamente ragionevoli. L’intervista di Papa Francesco è ambigua su aspetti centrali del Cristianesimo quali la coscienza, l’oggettività della legge morale (Lei dovrebbe insegnarmelo quindi non sto qui a spiegarLe cosa intendo). Il problema dunque non è con chi parli, Gesù ha parlato sempre con tutti. Il problema è cosa dici quando parli.

  2. PS: io non sono un cattolico tradizionalista. Mi limito a giudicare ciò che ascolto come mi è stato insegnato con il criterio fondamentale che nel mio cuore c’è. Ma soprattutto penso che questo spettacolo di cattolici tutti contro tutti non sia tanto piacevole. Per questo mi domando e Le domando, a cosa giova tutto questo dibattito pro o contro Papa Francesco, nel quale anche io sono caduto?

  3. Ma soprattutto. Perché in questo periodo i cattolici devono vivere un tutto contro tutti? Questa è la domanda più forte secondo me.

  4. Vorrei segnalare la lettura di una lettera pubblicata su Libero molto interessante, quanto l’articolo di MB.
    http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11727733/Farrell-a-Socci–caro-Antonio.html

    C’è un passo rivolto a Socci, che nella sua semplicità “taglia la testa al toro” delle polemiche “tecnicistiche” e patologiche:

    “Papa Francesco sta costruendo ponti dove ci sono muri per far amare Cristo da tutti. Sta preparando, guidato dallo spirito di Dio e dalla mano materna di Maria, un terreno fertile affinché tutti si convertano, anche Scalfari e Pannella, i lontani e i mangiapreti come quelli del Leoncavallo e i comunisti tutti. Sta cercando di portare più anime possibili a Dio, perché è questo ciò che conta ora: i martiri sono già tra le braccia di Dio, ma non gli Scalfari, i Pannella, gli autonomi, i comunisti. Lui dialoga con tutti per far conoscere Gesù a tutti. Sta seminando affinché un giorno il maggior numero di persone siano anch’esse pronte al martirio – perché tu sai, questa vita è un battito di ciglia. Per cui, credo che non si debba studiare il Papa in ogni sua minima parola o gesto, e aspettare la minima virgola considerata fuori posto per puntare il dito e accusarlo come facevano (e tu lo sai meglio di me) i farisei con Gesù. ”

    Che aggiungere ancora?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *