Prima Guerra Mondiale, il Papa: anche oggi ogni conflitto è un’inutile strage

o-GRANDE-GUERRA-facebook[1]«Il giudizio che i papi del Novecento hanno dato sulla guerra è più che mai attuale», così Massimo Borghesi intervistato da Radio Vaticana. Ascolta le parole di papa Francesco sulla prima guerra mondiale e l’audio dell’intervista di Fabio Colagrande a Borghesi su http://it.radiovaticana.va/news/2014/07/28/prima_guerra_mondiale,_il_papa_ricorda_centenario_scoppio/1103579.

Sullo stesso argomento Borghesi è intervenuto anche, in dissenso dalle posizioni di Ernesto Galli della Loggia, con un’intervista su cittanuova.it a cura di Carlo Cefaloni.

 

Ecco il testo dell’intervista a Radio Vaticana.

 

“Il Papa ci invita a tener presente il passato per giudicare bene il presente. Cita i due pronunciamenti sulla guerra dei suoi predecessori Benedetto XV e Pio XII, profeti inascoltati, che acquistano attualità tenendo presente ciò che accade oggi in Iraq, Ucraina e Medio Oriente. Guerre di logoramento in cui due parti si sfiancano nell’interesse di attori terzi. In questo contesto acquista significato l’anniversario del primo conflitto mondiale, occasione tragica che sembra non aver insegnato nulla”. A parlare così è Massimo Borghesi, ordinario di filosofia morale all’Università di Perugia, che commenta le parole di Papa Francesco, all’Angelus di domenica 27 luglio, in occasione del 100mo anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Un conflitto che Benedetto XV definì “un’inutile” strage” e che – come ha ricordato il Papa – “dopo quattro lunghi anni sfociò in una pace risultata più fragile”. “Il Pontefice si è riferito certamente al Trattato di Versailles che con le sue storture, sia per quanto riguarda l’Italia, la Germania, ma anche l’Austria, pose le premesse per il risorgere delle varie ondate nazionalistiche in cui pescheranno il fascismo e il nazional-socialismo. Proprio i limiti di quel trattato di pace costituiranno l’occasione di quegli odii e di quei risentimenti che daranno corpo a formazioni politiche che, guarda caso, saranno all’origine del secondo conflitto mondiale. In questo senso, le due guerre mondiali, che siamo abituati a dividere, sono in realtà due parti di un unico processo che chiamerei di autodissoluzione dell’Occidente”.

Il prof . Borghesi contesta poi la lettura della Prima Guerra Mondiale come fattore unificante che ha rafforzato l’identità nazionale italiana. “Si dice che, al di là dei morti, la guerra cementò nelle trincee l’unità del Paese. Ma è una lettura hegeliana molto cinica che considera le guerre opportune ed essenziali per cementare le collettività. Così si arriva a giustificare ogni guerra, ma è una tesi che non tiene politicamente. In realtà, le guerre sono fattori di sedimentazione di frammentazioni. L’Italia che esce dalla Prima Guerra Mondiale è un Paese diviso, in cui gli italiani si aggregano attorno a ideologie manichee e la vita politica si polarizza attorno a posizioni incompatibili. Tutti i veleni e i risentimenti trovano nella guerra il loro luogo genetico e questa visione irrealistica sembra solo un tentativo ideologico di considerare il primo conflitto mondiale una prosecuzione del Risorgimento”.

Borghesi commenta infine l’appello di Francesco a fermare le guerre per non togliere ai bambini la speranza di una vita degna, di un futuro. “Purtroppo oggi le vittime dei conflitti, diversamente dal passato, sono soprattutto i civili che diventano ostaggi delle due parti, colpiti e esibiti come prova della crudeltà della guerra. I bambini diventano così vere e proprie vittime sacrificali. In questi casi le parole dei papi sono considerate come parole da idealisti, ma si rivelano con il tempo le più realiste”.

(Fabio Colagrande)

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