Radici culturali di Bergoglio, la recensione de Il Sole 24 Ore

Anche il quotidiano di Confindustria ha dedicato una recensione a Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, a firma di Giovanni Santambrogio. Ecco il testo dell’articolo.

 

Il Sole 24 Ore, 14 gennaio 2018, p. 32, Radici culturali di Bergoglio (G. Santambrogio)

 

Si avvicina il compimento del quinto anno di governo di Papa Francesco (13 marzo 2013), un periodo storico dove è successo di tutto nel mondo: dall’ascesa e caduta dell’Isis all’elezione di Trump, dalle guerre devastanti alle rivoluzioni tentate e subito spente, dalle migrazioni ininterrotte ai muri alzati. Anche il pianeta ha fatto sentire la sua voce con uragani, inondazioni, carestie, terremoti e devastazioni. La chiesa ha avviato cambiamenti e, seppur lentamente, lo “stile Francesco” offre un approccio diverso agli eventi e all’impegno dei cristiani nel mondo. Due encicliche, Lumen fidei e Laudato sì; due esortazioni apostoliche, Evangelii gaudium e Amoris laetitia. La prima, con il suo dettagliato programma di lavoro dai toni forti e dalle parole chiave, ha subito contrassegnato il linguaggio, l’azione e l’immaginario del pontificato: Chiesa in uscita, pietà popolare, realtà superiore all’idea, opzione per i poveri, periferie esistenziali, misericordia. E poi l’insistente condanna della nuova idolatria del denaro. Molto altro si potrebbe aggiungere. Eppure, dopo cinque anni, persiste nella chiesa europea e in quella italiana in particolare una sorta di resistenza all’uomo Bergoglio e al pontefice Francesco.

Perché? Una risposta arriva dall’osservazione di Massimo Borghesi, ordinario di Filosofia morale a Perugia e autore della prima biografia intellettuale del Papa. «Il successo planetario della figura di Francesco – scrive Borghesi – non ha coperto, come negli anni di Giovanni Paolo II, il vuoto progressivo delle chiese». Si potrebbe aggiungere che Bergoglio non nasconde il peccato della chiesa, anzi lo denuncia, unica via per ripartire credibili e genuini nella testimonianza di fede. Non è un caso che abbia indetto nel 2015 il Giubileo della misericordia e, a conclusione di un anno straordinario per manifestazione popolare, abbia scritto nella Lettera apostolica Misericordia et misera: «È il momento di dare spazio alla fantasia della misericordia per dare vita a tante nuove opere, frutto della grazia». Borghesi ricorda quanto «tutto il pensiero di Bergoglio sia un pensiero della riconciliazione». Dove a predominare è un realismo che non teme nessuna scelta neppure quelle radicali. Sì, un radicalismo evangelico da non confondere con l’ideologia progressista lontana dal gesuita Bergoglio sia per cultura, sia per storia, sia per scelte di vita. Fraintendimenti e incomprensioni (tipo la contrapposizione Francesco-Benedetto XVI) nascono piuttosto da una lontananza della chiesa, soprattutto europea, dalle contraddizioni della modernità e della globalizzazione. Esiste un’incomprensione del presente e della secolarizzazione di cui sono prigioniere la teologia e la chiesa europee. Bergoglio sta scuotendo tutto questo con la sua persona, con il suo cattolicesimo sociale e con la sua teologia centrata sul complesso rapporto tra unità e diversità che consente di tradurre nel mondo contemporaneo il rapporto tra misericordia e verità. Chi pensa a un Papa di taglio strettamente latinoamericano sbaglia misure. Agiscono in lui le lezioni di Guardini (dialettica polare), di von Balthasar (la verità sinfonica), del cattolicesimo come coincidentia oppositorum di Adam Möhler, Erich Przywara, Henri de Lubac.

La pubblicistica italiana su Bergoglio è ininterrotta, ma finora è mancato un saggio che entrasse nelle origini e nella formazione di una vocazione, soprattutto collocandole nella cultura e nelle vicissitudini storiche di un paese e di un continente, rilevanti per le vicende ecclesiali del ’900. Si pensi al ruolo politico e di pensiero della teologia della liberazione oppure alle conferenze di Puebla e di Aparecida, che con i loro documenti stanno tuttora segnando il cammino nel Sud del mondo; non solo, sul dramma della povertà e dello sviluppo diseguale incalzano le scuole di pensiero occidentali. La biografia intellettuale, edita da Jaca Book, scandaglia in modo chiaro e minuzioso il percorso di fede e di studi dell’uomo Bergoglio che si misura ininterrottamente con la modernità: una questione tutta aperta che trova molto mondo cattolico culturalmente disarmato e in ritardo oppure diviso tra chi si rifugia in nostalgie del passato e chi opta per una accettazione acritica. Proprio il rapporto Chiesa e modernità costituisce uno dei fronti più delicati del pontificato. Due figure, anche su questo tema, si rivelano determinanti nella formazione di Bergoglio: il filosofo gesuita Gaston Fessard e il principale pensatore cattolico latinoamericano della seconda metà del ’900, Alberto Methol Ferré. Dal saggio emerge un pensiero originale in un uomo non comune.

 

Massimo Borghesi, Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Jaca Book, Milano, pagg. 300, € 20

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