Sandro Magister, Romano Guardini, i miei libri sul Papa

Devo riconoscere a Sandro Magister una attenzione rispettosa per i miei volumi dedicati a papa Francesco la quale, provenendo da un critico sistematico del Pontificato, non è affatto scontata[1]. Nell’articolo del 20 aprile Francesco, il papa che si autocontraddice. Teoria e pratica di un pontificato non infallibile scrive:

Papa Francesco ha riconosciuto più volte di essere in debito con Guardini e in particolare con il suo saggio del 1925 “Der Gegensatz”, in italiano “L’opposizione polare”. È un debito che viene riconosciuto anche dal più attrezzato studioso del pensiero teologico e filosofico di Bergoglio, il professor Massimo Borghesi, docente di filosofia morale all’Università di Perugia e a lui vicino da anni, in due suoi libri dedicati alla materia: il primo[2], del 2017, concentrato sui maestri intellettuali dell’attuale papa, da Gaston Fessard a Henri de Lubac, da Erich Przywara ad Alberto Methol Ferré, oltre naturalmente a Guardini, tutti maestri grandissimi ma certo assimilati molto confusamente dal loro discepolo; e il secondo[3], di quest’anno, nel quale mette a confronto la visione di Francesco – di nuovo associata principalmente al pensiero di Guardini – con la corrente ispirata dai “teocon” americani Michael Novak, George Weigel e Richard John Neuhaus. Borghesi non esita a sostenere che il pensiero di Guardini “è la teoria che sorregge l’impianto teorico di ‘Evangelii gaudium’, di ‘Laudato si’ e di ‘Fratelli tutti’”, cioè dei tre documenti maggiori dell’attuale pontificato. “Un pensiero ‘cattolico’ fondato sulla distinzione tra ‘opposizione’ e ‘contraddizione’”[4].

La tesi della fondamentale dipendenza ideale  di Bergoglio dal modello della polarità di Guardini trova ampiamente conferma nella recente conversazione del Papa con Austen Ivereigh pubblicata  con il titolo Ritorniamo a sognare. La strada verso un futuro migliore (Roma 2020) dove Francesco si richiama più volte al maestro italo-tedesco. Si tratta di una tesi che Magister non è però disposto ad accogliere. Nonostante le numerose attestazioni del Pontefice, ampiamente suffragate dai miei studi, Guardini è un maestro che, secondo Magister, non può essergli attribuito. Il maestro di Ratzinger non può essere il punto di riferimento della formazione del gesuita latino-americano. Si tratta di una pregiudiziale che  ha una  sua spiegazione. Da anni Magister fonda la sua critica a Francesco sull’idea della contrapposizione tra Ratzinger e Bergoglio, contrasto ideale e culturale innanzitutto. Per questo Guardini non può essere un vero maestro per il Papa latinoamericano il quale sarebbe erede del populismo peronista e non della finezza che contraddistingue il pensiero cattolico tedesco.

Ma, di nuovo, – scrive –  la distanza tra il maestro e il discepolo è anche qui abissale. La polarità teorizzata da Guardini è quella che tiene uniti gli opposti senza annullarli, che concepisce la Chiesa come “complexio oppositorum”, fatta insieme di istituzione e di carisma, di mistero e di parola, di interiorità e di culto pubblico, di storia e di vita eterna. In Bergoglio, invece, questo fecondo equilibrio degli opposti scade in grossolane contraddizioni, nelle quali uno dei due poli stravince sull’altro (come il tempo, ovvero il “processo”, sullo spazio, la norma) oppure l’uno vale il suo contrario.

A riprova della distanza dal pensatore italo-tedesco, Magister cita l’inedito di Bergoglio da poco pubblicato da «La Civiltà cattolica», a cura di Diego Fares,  con il titolo Interpretare la realtà. Si tratta di uno scritto del 1987 dove il futuro Papa, reduce dal suo soggiorno a Francoforte dedicato alla sua tesi di dottorato sull’antropologia filosofica di Guardini mai conclusa, sviluppa riflessioni dall’inequivocabile sapore guardiniano. Al centro v’è il problema di una conoscenza concreta, realistica, la quale, come aveva affermato Guardini nel suo testo su L’opposizione polare, non può che sorgere dall’antinomia tra intuizione e concetto, particolare ed universale. Ebbene questo  testo, il quale, come bene ha scritto Dante Monda su “L’Avvenire”[5], conferma in maniera chiara l’influenza e l’importanza rivestita da Guardini per il pensiero di Bergoglio, rappresenterebbe, per Magister, solo una raccolta di «sconclusionati appunti». Certo si tratta di “appunti”, ma tutt’altro che “sconclusionati”. Essi rivelano, al contrario, un forte carattere speculativo. Il giudizio di Magister conferma, ancora una volta, il suo pregiudizio. Ed è un peccato perché al vaticanista non fa certo velo l’intelligenza quanto l’orientamento ideologico. Lo stesso che prendo in considerazione nel mio ultimo volume.

 

[1] Cfr. https://www.massimoborghesi.com/la-recensione-di-sandro-magister-su-settimo-cielo/

[2] Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale. Dialettica e mistica, Jaca Book, Milano 2017.

[3] Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e “ospedale da campo”, Jaca Book, Milano 2021.

[4] http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2021/04/20/francesco-il-papa-che-si-autocontraddice-teoria-e-pratica-di-un-pontificato-non-infallibile/

[5]D. MONDA, Gli appunti che “svelano” Bergoglio, “Avvenire” (20-04-2021).

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