Schede dei principali libri di Massimo Borghesi, a partire dai più recenti.
Il cristiano e l’anima carnale. L’attualità «inattuale» di Charles Péguy, Studium, Roma, 2024
Deceduto il 5 settembre 1914, a 41 anni, sui campi insanguinati della Marna, Charles Péguy non ha perso nulla della sua “attualità inattuale”. Anarchico, socialista, dreyfusardo, amico degli ebrei, cattolico, anticlericale, la sua biografia umana e intellettuale sfugge ad ogni schema. Intransigente polemista, è al contempo il devoto pellegrino di Chartres, il cantore di Maria, il poeta che, nei Misteri, innalza un monumento a Giovanna d’Arco. Il volume, che raccoglie contributi di taluni dei maggiori specialisti di Péguy in Italia, offre una panoramica della vita, dello stile e dell’opera dell’autore. Esplora il profilo del credente e la sua appassionata difesa dell’Incarnazione, la sua opposizione a ogni riduzione spiritualistica o idealistica della fede. Péguy si colloca là dove Chiesa e mondo si incontrano e si compenetrano, posizionato «dentro e fuori la Chiesa, è la Chiesa in partibus infidelium, dunque là dove essa deve essere» (Hans Urs von Balthasar).
Giacomo Tantardini «È bello lasciarsi andare tra le braccia del Figlio di Dio». Omelie a San Lorenzo fuori le mura (2007-2012), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2024 (curatore)
Il volume raccoglie, per la prima volta, le omelie tenute da don Giacomo Tantardini a San Lorenzo fuori le Mura, a Roma, nell’ultimo periodo della sua vita. L’autore, sacerdote ambrosiano vissuto per lungo tempo a Roma, è stato la guida teologica della rivista internazionale «30 Giorni. Nella Chiesa e nel mondo», educatore nella pastorale universitaria, profondo studioso del pensiero di S. Agostino. Nelle omelie la teologia agostiniana della grazia si unisce alla teologia dell’avvenimento di don Luigi Giussani con al centro la figura del «caro Gesù», oggetto di una fede profonda, esistenzialmente appassionata e toccante. Il risultato è un patrimonio di omelie unico, caratterizzato da uno stile poetico letterario che ricorda quello di Charles Péguy, lo scrittore francese prediletto. Il testo riporta una prefazione di Papa Francesco, e un’accurata biografia dell’autore curata da Massimo Borghesi.
Il male necessario. L’etica del superuomo nel manicheismo romantico, Orthotes, Napoli, 2024
Sono più di due secoli che la cultura europea accarezza il male, lo blandisce, lo giustifica. Il negativo comunica vertigine, delirio di onnipotenza, emozioni inconfessabili; illumina di bagliori rossastri i sentieri proibiti, gli abissi della notte, le vette ghiacciate. Colora di sé il peculiare titanismo moderno, il mito di Prometeo che, dal Romanticismo in avanti, attraversa la cultura europea. Il volume mette a fuoco il modello etico che sta alla base dell’idea di superuomo: quello che sorge dalla mescolanza di luce e tenebre, bene e male, Dio e il diavolo. Il manicheismo nuovo non teme il negativo. Memore del patto di Faust lo utilizza come impulso per arricchire la vita, la potenza, il progresso. Sarà Hegel, con la sua dialettica, a consacrare il patto con il Serpente, a siglare l’idea, destinata ad avere grande fortuna, per cui il bene può sorgere solo “attraverso” la mediazione del male. Il male – ed è la prima volta che ciò accade – diviene ora necessario.
In comunione e in libertà. Don Giussani nella memoria dei suoi amici, (curatore), Studium, Roma, 2023
«E come potrebbero non ricordarlo con gratitudine commossa quelli che sono stati i suoi amici, i suoi figli e discepoli? Grazie alla sua paternità sacerdotale appassionata nel comunicare Cristo, essi sono cresciuti nella fede come dono che dà senso, ampiezza umana e speranza alla vita. Don Giussani è stato padre e maestro, è stato servitore di tutte le inquietudini e le situazioni umane che andava incontrando nella sua passione educativa e missionaria. La Chiesa riconosce la sua genialità pedagogica e teologica, dispiegata a partire da un carisma che gli è stato dato dallo Spirito Santo per l’“utilità comune”» (Papa Francesco, 15-10-2022). Il presente volume vuole ampliare la conoscenza di una personalità straordinaria, nel panorama ecclesiale e civile, grazie alle testimonianze di coloro che ne hanno avuto una conoscenza diretta, che lo ricordano nella sua umanità generosa, nella sua fede limpida, nella sua passione cristiana.
Il dissidio cattolico. La reazione a Papa Francesco, Jaca Book, Milano, 2022
Tutti gli ultimi pontefici, da Paolo Vi in avanti, hanno dovuto subire critiche, talvolta molto dure, al loro operato. Mai tuttavia il «dissidio cattolico» verso il Papa ha raggiunto un livello d’intensità paragonabile a quello che ha accompagnato il pontificato di Francesco. I malumori e le resistenze dei gruppi che non hanno mai accolto il Concilio Vaticano II, sedati apparentemente sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sono riesplosi con un’intensità nuova alimentata dal vento manicheo e apocalittico che spira in Occidente dopo la tragedia dell’11 settembre 2001. Nel nuovo millennio occidentalisti e sovranisti, neoconservatori e tradizionalisti, hanno fatto del Papa il capro espiatorio, il responsabile della crisi del cattolicesimo odierno, il relativista buonista dal cuore tenero che, in tempi di guerra, antepone la Misericordia alla Verità. Il volume, con la sua raccolta di articoli e di interviste dal 2013 in avanti, accompagna il lettore tra cronaca e storia. Consente di entrare nel vivo di una dialettica giocata senza esclusione di colpi. Richiama alla memoria personaggi ed eventi diversamente destinati all’oblio. La storia della Chiesa è un dramma e gli ultimi anni ne sono una eloquente conferma.
Da Bergoglio a Francesco. Un pontificato nella storia, Studium, Roma, 2022
Sono trascorsi nove anni dal 13 marzo 2013, allorché il cardinale Jorge Mario Bergoglio è divenuto papa con il nome di Francesco. Il pontefice latinoamericano ha raccolto una difficile eredità: quella di una Chiesa piegata dallo scandalo mondiale della pedofilia del clero, dai disastri delle finanze vaticane, dai traffici di Vatileaks. In pochi anni il Papa è riuscito nel miracolo e ha modificato, agli occhi del mondo, l’immagine di una Chiesa inaffidabile e corrotta. Nondimeno questo non gli ha risparmiato critiche ed incomprensioni di consistenti settori del mondo cattolico. Le accuse, soprattutto da parte di componenti della Chiesa nordamericana e di gruppi tradizionalisti e conservatori, indirizzate al Papa “modernista”, “progressista”, “peronista”, “socialista”, hanno accompagnato la storia del pontificato. Dato il loro peso mediatico hanno contribuito a deformare, agli occhi di molti, il senso vero ed autentico delle parole dei gesti di Francesco. Per questo appare importante restituire a quelle parole il loro vero significato. Papa Francesco non è un progressista che abbandona la dottrina della Chiesa, né tanto meno un conservatore che dimentica i passi compiuti dal Concilio Vaticano II. È un Papa missionario e sociale che ha come desiderio di rilanciare la tensione polare tra evangelizzazione e promozione umana, la stessa che era al centro della Evangelii nuntiandi del “grande” Paolo VI. I contributi del volume, ad opera di specialisti sull’argomento, aiutano a comprendere il pensiero ricco e «polifonico» del Papa e a situare correttamente la sua prospettiva nella vita della Chiesa.
Romano Guardini. Dialettica e antropologia. Nuova edizione, Studium, Milano, 2021
Uscito nel 1990 e, in seconda edizione, nel 2004, il volume Romano Guardini. Dialettica e antropologia costituisce una delle prime presentazioni in Italia dell’antropologia filosofica del pensatore italo-tedesco. Si tratta di una visione dinamica dell’uomo, caratterizzata da una profonda tensione tra coppie polari, che trova eco nella concezione cattolica della Chiesa intesa come complexio oppositorum. Una prospettiva che torna oggi profondamente attuale in relazione alla crisi della globalizzazione e all’erompere di versioni manichee in sede religiosa così come in quella politica. La dialettica polare guardiniana consente l’unità nella differenza, il dialogo e l’impegno per la pace nella consapevolezza di un mondo pluriforme. Come afferma uno dei suoi più grandi estimatori, papa Francesco: «Romano Guardini mi ha aiutato con un suo libro per me importante, L’opposizione polare. Lui parlava di un’opposizione polare in cui i due opposti non si annullano. Non avviene neanche che un polo distrugga l’altro. Non c’è contraddizione né identità. Per lui l’opposizione si risolve in un piano superiore. In quella soluzione però rimane la tensione polare. La tensione rimane, non si annulla. I limiti vanno superati non negandoli». Il volume analizza l’antropologia polare guardiniana e ne mostra le feconde applicazioni in sede morale-religiosa e nella comprensione della dialettica tra infinito e finito che caratterizza l’era moderna.
Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e «ospedale da campo», Jaca Book, Milano, 2021
Quando Jorge Mario Bergoglio diviene papa Francesco, il 13 marzo 2013, l’eredità ecclesiale che si trova di fronte non è solo quella degli scandali del clero e della corruzione dei costumi. E anche una eredità ideologica consolidatasi nel mondo cattolico dopo la caduta del comunismo. Si tratta del modello «americano» fondato sul connubio tra battaglie etiche contro la secolarizzazione (cultural wars) e identificazione del cattolicesimo con il capitalismo e lo «spirito» americano. Intellettuali come Michael Novak, George Weigel, Richard John Neuhaus, Robert Sirico elaborano, a partire dagli anni ‘80 questa sintesi attraverso una rilettura, fortemente deformata, della Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Con ciò divengono, negli anni ‘90, gli opinion makers della Chiesa negli USA e in Europa. Il mondo cattolico, affascinato in precedenza dal marxismo, si ritrova in un modello ecclesiale e politico liberalconservatore. Una tendenza che diviene teocon, dopo l’11 settembre 2001 e l’avvento delle teologie politiche manichee, per trasformarsi poi nel teopopulismo contemporaneo. L’avvento del papa latinoamericano provoca la crisi di questa prospettiva e la conseguente reazione con la minaccia dello «scisma americano». E il dramma della Chiesa odierna, profondamente divisa al proprio interno. Il volume analizza la stagione dei Catholic Neoconservative e quella della Chiesa di Francesco immaginata come un «ospedale da campo» per un mondo in frantumi, due prospettive profondamente diverse che segnano la coscienza cattolica contemporanea.
La terza età del mondo. L’utopia della seconda modernità, Studium, Roma, 2020
L’idea della “terza età del mondo”, auspicata da Lessing ne L’educazione del genere umano (1780), è il motivo di fondo che guida la cultura tedesca, e poi quella europea, tra la fine del ’700 e gli inizi del ‘900. Per essa un nuovo Vangelo eterno doveva sostituire il Vangelo storico ed attuare una trasformazione della religione tale da portare ad una divinizzazione del mondo. L’epoca nuova è l’età dello Spirito, l’era che succede a quella del Padre e del Figlio, dell’Antico e del Nuovo Testamento. La teologia trinitaria della storia di Gioacchino da Fiore, riproposta da Lessing, diviene il paradigma della secolarizzazione, della metamorfosi di Dio e dell’uomo. L’età dello Spirito, come tempo della piena maturità, è l’utopia della seconda modernità, quella illuministico-romantica, che si propone come soluzione del dramma della prima dominato dal conflitto politico-religioso aperto dalla Riforma. La crisi del modello della terza età, al centro delle critiche di Nietzsche e delle grandi tragedie del ‘900, segna l’orizzonte della cultura contemporanea.
Ateismo e modernità. Il dibattito nel pensiero cattolico italo-francese, Jaca Book, Milano, 2019
La tragedia del neopaganesimo nazista segnato da Nietzsche e, all’indomani della seconda guerra mondiale, l’egemonia del marxismo sovietico su metà dell’Europa, inducono il pensiero cattolico a confrontarsi con il problema dell’ateismo. In Francia ed in Italia un gruppo di filosofi e di teologi di prima grandezza ne fa oggetto della propria riflessione: da Il dramma dell’umanesimo ateo (1944) di Henri de Lubac, a Il significato dell’ateismo moderno (1949) di Jacques Maritain, a Le metamorfosi della città di Dio (1952) di Étienne Gilson, alla Introduzione all’ateismo moderno di Cornelio Fabro pubblicata nello stesso anno, 1964, de Il problema dell’ateismo di Augusto Del Noce. Il volume mette idealmente a confronto queste voci mostrando le diverse letture e, in taluni casi, il conflitto delle interpretazioni. Ne emerge un quadro di straordinario interesse che, con le sue implicazioni – il valore o il disvalore del pensiero e dell’era moderni –, non ha perso nulla della sua attualità. La lunga introduzione offre una ricostruzione inedita del moderno situando la genesi dell’ateismo a partire dalle guerre di religione che hanno diviso, tragicamente, l’Europa dopo la Riforma.
Romano Guardini. Antinomia della vita e conoscenza affettiva, Jaca Book, Milano, 2018
A cinquant’anni dalla morte, la riflessione dell’italo-tedesco Romano Guardini, figura chiave per il pensiero di Jorge Mario Bergoglio, ritorna a nuova attualità. Il volume rilegge il cuore della filosofia guardiniana, la sua dottrina dell’opposizione polare, alla luce degli scritti inediti pubblicati negli ultimi anni. La teoria della polarità appare, così, come una pagina radicata nella biografia del filosofo e, al contempo, come un tentativo di risposta alle dilacerazioni storico-esistenziali provocate dalla Grande Guerra. Il risultato è un pensiero antinomico, teso tra unità e distinzione, il cui scopo è riconciliare soggetto e oggetto, libertà e verità, modernità e religione. Fedele alla lezione di Max Scheler, Guardini persegue, attraverso l’incontro con Agostino e Bonaventura, un conoscere affettivo capace di unire cuore e ragione, intuizione e concetto. Un contributo ancora oggi di grande rilievo in un contesto internazionale fortemente polarizzato. Come scriveva Guardini nel 1964: «La teoria degli opposti è la teoria del confronto, che non avviene come lotta contro un nemico, ma come sintesi di una tensione feconda, cioè come costruzione dell’unità concreta».
Hegel. La cristologia idealista, Studium, Roma, 2018
Oggetto costante della riflessione di Hegel, dagli scritti “teologici” giovanili sino alle tarde lezioni sulla filosofia della religione, l’interpretazione della figura di Cristo accompagna l’evoluzione del suo pensiero. Il risultato è una lettura filosofica della fede che al Gesù “storico” dei Vangeli contrappone il Cristo “dogmatico”, l’Uomo-Dio nel quale viene a coscienza l’unità di finito e infinito destinata a cambiare la storia. Un riconoscimento del cristianesimo, come religione della libertà, che implica, però, il passaggio dalla passione del Golgota al “venerdì santo speculativo”. Nella croce muore il Figlio, Gesù di Nazareth, e, insieme, il Padre, il Dio trascendente degli ebrei. Dalla doppia negazione sorge il “nuovo” Assoluto, lo Spirito del mondo la cui attuazione coincide con la secolarizzazione moderna. Il volume costituisce una introduzione alla cristologia hegeliana e alle sue interpretazioni, dalla sinistra hegeliana alla teologia contemporanea, accompagnate da opportuni percorsi bibliografici.
Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Jaca Book, Milano, 2017.
Luigi Giussani – Conoscenza amorosa ed esperienza del vero. Un itinerario moderno, Edizioni di Pagina, Bari, 2015. Disponibile anche come ebook
La riflessione di Luigi Giussani (1922-2005) appare un contributo di grande rilievo in seno al pensiero cattolico contemporaneo. La lezione tomista, assimilata nel Seminario teologico di Venegono, viene ripensata dall’autore in chiave esistenziale alla luce di un’esperienza educativa unica, senza analogie nell’Italia del ’900. Il risultato è, da un lato, la nozione di «senso religioso», per la quale la verità deve, modernamente, passare attraverso la libertà, e dall’altro, quella di «incontro» come modalità fondamentale con cui l’Essere si manifesta. Al centro vi è la categoria originale di «esperienza», verifica della corrispondenza tra l’io, nelle sue esigenze naturali fondamentali, e la realtà. Giussani delinea, in tal modo, un percorso che va al di là della tradizionale opposizione tra agostinismo e neotomismo e, nella Chiesa post-conciliare, tra modernisti e tradizionalisti. Il fine è quello di pervenire a Dio come un “Tu” «esistente» in Gesù Cristo, incontrato “fattualmente” nella storia. Lo può fare perché la nozione di “conoscenza amorosa”, nella relazione io-tu, consente di pensare l’esperienza del vero in direzione di un pensiero “immaginativo”, concreto. Il volume mette a fuoco nodi e momenti essenziali del pensiero giussaniano ponendolo a confronto sia con i suoi critici (Benvenuto, Barcellona, Severino, de Mattei) che con la questione dell’integrismo, cruciale per delineare il rapporto tra cristianesimo e libertà moderne.
Senza legami – Fede e politica nel mondo liquido: gli anni di Benedetto XVI, Studium, Roma, 2014
Gli anni del pontificato di Benedetto XVI (2005-2013) coincidono con la crisi mondiale del modello che segue al post-’89, la caduta del Muro di Berlino. Crisi della globalizzazione e dei suoi miti, a partire dal crack finanziario del 2008; crisi dell’occidentalismo teocon, naufragato nel bagno di sangue dell’Iraq; crisi della politica mediatica, senza partiti; crisi della Chiesa, travolta dagli scandali e dai giochi di potere. Un mondo senza legami è il risultato dei processi etico-politico-religiosi degli ultimi decenni. È il trionfo della “società del vuoto” (Lipovetsky), in cui virtuale e reale si confondono e l’individualismo trionfa. Ad esso il pontificato di Benedetto ha indicato un nuovo inizio, oltre il nichilismo e il manicheismo, a partire da un rinnovato incontro tra cristianesimo e modernità.
Critica della teologia politica. Da Agostino a Peterson. La fine dell’era costantiniana, Marietti, Genova-Milano 2013
Dopo il crollo delle Twin Towers a New York, l’11 settembre 2001, il “ritorno della religione” sulla scena mondiale ha coinciso con un conflitto teologico-politico che non si è ancora spento. Dall’avanzata dei settori radicali dell’Islam, alla reazione teocon, ai settori ultraortodossi in Israele, all’induismo nazionalista, il vento del “Dio degli eserciti” è chiamato ad alimentare il fuoco di identità antagoniste. Lo “scontro di civiltà” diviene uno scontro teologico-politico. La critica all’integralismo trova il suo modello originario nel cristianesimo il quale, con il Concilio Vaticano II, riattualizza l’antico paradigma paleocristiano culminante nella Città di Dio di Agostino.
Étienne Gilson, Realismo tomista e critica della conoscenza, intr. di Massimo Borghesi Gilson e il dibattito sul realismo degli anni trenta (pp. 7-34), Studium, Roma, 2012
«Il testo che qui presentiamo, che esce per la prima volta in traduzione italiana a più di settant’anni dalla sua edizione originale (É. Gilson, Réalisme thomiste et critique de la connaissance, Vrin, Paris 1939), va inquadrato nel dibattito che, sul finire degli anni Trenta, coinvolse Gilson e alcuni illustri esponenti dell’Università di Lovanio, fondata dal cardinal Mercier. Tra essi, oltre a Mercier, J. Maréchal, B. Picard, L. Nöel, M.-D. Roland-Gosselin, p. P. Descoqs. La questione controversa riguardava la legittimità del “realismo critico”, cioè dell’incontro tra Tommaso e Cartesio e/o Kant, proposto, in sede conoscitiva, dai tomisti sopra indicati. Una legittimità che Gilson non era disposto a riconoscere e che susciterà un dibattito molto acceso sulla natura della gnoseologia tomista, sulla sua differenza o sulla sua possibile convergenza con l’impostazione critica moderna» (dall’introduzione di Massimo Borghesi).
Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno, Marietti, Genova-Milano 2011
Calata profondamente nel tempo storico la riflessione di Augusto Del Noce (1910-1989), uno dei più grandi intellettuali italiani del secondo dopoguerra, si caratterizza per l’unità tra momento filosofico e momento politico. A partire dall’antifascismo giovanile Del Noce ha perseguito l’idea di una legittimazione critica del moderno in grado di riconciliare la posizione cattolica con la libertà. Da qui parte una rivoluzione storiografica senza precedenti la quale consente di comprendere le molteplici «vie» del moderno, da quella ateo-razionalistica a quella teistico-religiosa. Il volume ripercorre l’evoluzione del pensiero dell’autore, dal 1943 al 1978, nel profondo intreccio tra speculazione e storia che ne fa un caso unico nella riflessione filosofica contemporanea.
G.B. Montini – L. Giussani, Sul senso religioso, introduzione di Massimo Borghesi (pp. 7-43), Rizzoli, Milano 2009 (traduz. spagnola Sobre el Sentido Religioso, Encuentro, Madrid 2011)
Vengono qui proposti due testi, sconosciuti al grande pubblico, ma attualissimi e di facile lettura. Usciti nel 1957, gli scritti di Giovanni Battista Montini (arcivescovo di Milano e futuro Paolo VI; 1897-1978) e di Luigi Giussani (fondatore di Comunione e Liberazione; 1922-2005), ruotano attorno a un nucleo tematico comune: il senso religioso, inteso come “sintesi dello spirito” (Montini), “capacità della nostra natura” di domandarsi il significato esauriente dell’esistenza e della realtà, suprema categoria della ragione (Giussani). L’articolata introduzione di Massimo Borghesi situa i due scritti nel contesto culturale, ecclesiale e teologico della seconda metà degli anni Cinquanta, segnato da un crescente processo di secolarizzazione, nel quale si imponeva una rinnovata riflessione sul tema del senso religioso come condizione per poter incontrare l’uomo nelle sue esigenze fondamentali. Superando le strettoie del razionalismo e del fideismo, il cattolicesimo trovava nel senso religioso – riconosciuto come esperienza elementare propria di ogni uomo – la strada per dialogare con l’orizzonte contemporaneo.
Romano Guardini, L’uomo. Fondamenti di una antropologia cristiana, introduzione di Massimo Borghesi (pp.7-72), Morcelliana, Brescia 2009
Il secondo tomo del terzo volume dell’Opera Omnia di Romano Guardini pubblica, in prima mondiale, l’Antropologia. Con documenti inediti. Der Mensch, “L’uomo”, è un’opera incompiuta che sorge dall’insieme dei corsi che Guardini tiene all’Università di Berlino tra il 1934 e il 1939, anno in cui la sua cattedra viene soppressa dal regime nazionalsocialista. Il confronto sul terreno antropologico è un confronto sotterraneo, religioso e politico ad un tempo, con la visione del mondo nazista. Non è un caso che tra gli autori più citati ricorra il nome di Nietzsche, punto di riferimento dell’ideologia nazista. Il Guardini degli anni 30 è proteso, al pari di Maritain, a «distinguere per unire». Si trattava, nel contesto di allora, di chiarire la differenza tra cristianesimo ed umanesimo, fede e religiosità mondana, per mostrare poi come il cristianesimo fosse in grado di plasmare un’antropologia nuova, irriducibile ad ogni posizione naturale. In tal modo venivano a cadere gli equivoci del cosiddetto “cristianesimo tedesco”, ariano. Il cristiano è l’esito di un nuovo inizio; la sua umanità non è riconducibile alla mistica naturalistica del tempo ruotante attorno ai concetti di popolo, razza, nazione, sangue, suolo.
Maestri e testimoni. Profili filosofico-teologici del ‘900, Edizioni Messaggero, Padova, 2009
Il XX secolo, l’era dell’ateismo, del nichilismo e del totalitarismo politico, è stato un periodo profondamente tragico. Esso ha visto gli intellettuali ora schierati a favore del potere, ora coraggiosi testimoni della verità. Tra questi ultimi emergono figure luminose di autori cristiani, ebrei, laici che non hanno rinnegato la dimensione religiosa, l’unica che consentiva di non arrendersi alle seduzioni della potenza, e che hanno pagato spesso un duro prezzo per la loro fedeltà all’ideale. Alcuni tra loro sono tra i protagonisti del pensiero e della vita spirituale del ‘900. Il volume presenta una «galleria» di autori significativi come Camus, Buber, Bonhoeffer, Guardini, Stein, de Lubac, Giussani. Completano il quadro le interviste a tre grandi del ‘900: Gadamer, Del Noce, Leclercq. La loro memoria assume un valore particolare in un contesto, quello attuale, in cui i grandi maestri sono scomparsi e la vita, dei credenti come dei non credenti, chiede nuovi testimoni della verità.
Caro collega ed amico. Lettere di Etienne Gilson ad Augusto Del Noce, traduzione e introduzione di Massimo Borghesi, Cantagalli, Siena 2008, ediz. francesce Mon cher collegue et ami, Parole et Silence, 2011
Ai primi di settembre del 1964 Étienne Gilson e Augusto Del Noce si incontrano a Venezia in occasione di un convegno patrocinato dalla Fondazione Giorgio Cini. È l’inizio di una conoscenza personale dalla quale scaturirà uno scambio epistolare. Si tratta di tredici lettere di Gilson, più una di Del Noce, scritte dal 1964 al 1969, che ci restituiscono un quadro della situazione culturale e spirituale del cattolicesimo postconciliare di grande interesse. Gilson ha allora ottant’anni. È considerato, unanimemente, uno dei maestri del pensiero cattolico del Novecento e uno dei massimi studiosi del pensiero medievale. Del Noce, al contrario, è un “giovane” di cinquantaquattro anni che ha appena vinto la cattedra universitaria a Trieste e ha pubblicato da poco il suo primo libro, Il problema dell’ateismo (Il Mulino, Bologna 1964), destinato a divenire un testo miliare nel dibattito filosofico italiano. Il carteggio gilsoniano mostra un crescendo di stima e di ammirazione verso il “collega” italiano che, dall’ottobre 1966, diviene il “caro collega ed amico”.
Etienne Gilson, Le metamorfosi della Città di Dio, traduzione e introduzione di Massimo Borghesi (pp.5-42), Cantagalli, Siena 2008
Risultato delle lezioni della Cattedra Cardinal Mercier, tenute da Gilson all’Università di Lovanio nel 1952, Le metamorfosi della Città di Dio è un brillante excursus del concetto di ‘‘Città di Dio’’ da Agostino a Comte, passando attraverso Ruggero Bacone, Dante, Cusano, Campanella, l’abate di Saint-Pierre, Leibniz. Il filo rosso è la trasformazione del concetto agostiniano di civitas Dei nella Cristianità medievale, e, successivamente, nella società universale degli uomini che sta al centro del pensiero moderno. La metamorfosi è il risultato della secolarizzazione dell’ideale originario. L’ultima sua forma è l’Occidente europeo, la cui costruzione ideale, come si ricava da molti passi del volume, è, tra approvazione e riserve, il vero tema del testo di Gilson.
L’era dello Spirito. Secolarizzazione ed escatologia moderna, Studium, Roma, 2008
L’utopia della “terza età del mondo”, auspicata da Lessing ne L’educazione del genere umano (1780), è il motivo di fondo che guida la cultura tedesca tra la fine del ’700 e gli inizi del ’900. Per essa un nuovo Vangelo eterno doveva sostituire il cristianesimo storico, contrassegnato da una concezione antropomorfica e sensibile del divino, in direzione di una fede interiore, immanente, che si congedava dall’ambito dell’arte e della “rappresentazione”. L’epoca nuova era l’età dello Spirito, l’era che succedeva a quella del Padre e del Figlio, dell’Antico e del Nuovo Testamento. La teologia della storia di Gioacchino da Fiore, riproposta da Lessing, diveniva il paradigma della secolarizzazione moderna. L’era dello Spirito è il tempo della divinizzazione del mondo: il modello gioachimita, dopo l’illuminismo, viene a costituire l’ideale escatologico che guida l’orizzonte storico. Nel passaggio dalla teologia alla filosofia della storia, l’escatologia, nella pianificazione di un percorso di liberazione dai limiti naturali e storici, si trasforma in utopia. Donde la forma tipica della fede “moderna”, il suo intreccio tra ideale prometeico e religiosità, titanismo e mistica. Lo Spirito è unità e, insieme, potenza; la riconciliazione passa attraverso la negazione, la lotta, il conflitto. Dietro v’è la teodicea razionalistica, la giustificazione del male in funzione del progresso del mondo, il “calvario” dello Spirito assoluto. Lo “spirito del mondo”, che prende il posto dello Spirito Santo, è un dio mortale che eredita la forma della sote trasforma i contenuti. Il particolare, il non divino, deve tramontare – come nella gnosi antica – perché la totalità (Dio) possa realizzarsi. La secolarizzazione non è solo la trasposizione del cristianesimo nel mondo, è anche la metamorfosi del sogno gnostico del cambiamento ontologico del mondo.
Secolarizzazione e nichilismo. Cristianesimo e cultura contemporanea, Cantagalli, Siena, 2005, ediz. spagnola, Secularización y nihilismo. Cristianismo y cultura contemporanea, Encuentro, Madrid 2007
Segnata da due crolli, quello del Muro di Berlino nel 1989 e quello delle Torri Gemelle del World Trade Center di New York nel 2001, l’era contemporanea ci pone di fronte ad uno spettacolo inconsueto: il ritorno del religioso. Questo fenomeno però non deve trarre in inganno poiché il religioso di cui stiamo parlando è una sorta di religioso nichilista e relativista. Il volume è uscito all’interno della collana Cristianesimo e Cultura.
Il soggetto assente. Educazione e scuola tra memoria e nichilismo, Itaca, Castel Bolognese 2005, ediz. spagnola, El sujeto ausente. Educación y escuela entre el nihilismo y la memoria, Encuentro, Madrid, 2005; Fondo Editorial UCSS, Lima, 2007
La crisi che investe il sistema scolastico in primo luogo dipende dal dissolversi di una tradizione culturale. Il “canone occidentale” (H. Bloom) cede il posto ad un paradigma “policentrico” nel quale la dimensione del soggetto viene sistematicamente tolta. Innanzitutto quella del docente e dello studente. Poi quella dei contenuti per i quali un sapere oggettivo, sempre più formale, prevede la scomparsa della dimensione “narrativa”, degli “eventi”, dei “classici”. Donde l’importanza di una riflessione che, recuperando il nesso tra passato e presente, scuola e mondo-della-vita, ponga al centro l’“esperienza educativa”, rimossa dal tecnicismo e dal metodologismo. Un’esperienza che richiede un ripensamento del “realismo occidentale” nel quale la dimensione dell’“io” appare come il fulcro dell’universo culturale. Nuova edizione del volume Memoria evento educazione (Itaca, 2002). Il testo contiene una nuova premessa, la quale tiene conto di alcune pubblicazioni uscite recentemente sul tema. Il secondo saggio della terza parte, «Esperienza, verifica di una corrispondenza», è stato ripensato e steso in forma nuova.
Romano Guardini, La conversione di S. Agostino, postfazione di Massimo Borghesi Guardini interprete di Agostino (pp. 289-314) Morcelliana, Brescia, 2002
Il ritorno in nuova edizione della classica monografia di Guardini sul più celebre Padre della Chiesa. Indice del volume: Le basi dell’interpretazione; La confessione; La memoria; L’interiorità; Il dramma interno; Lo spirito, il senso, la religiosità e il cuore; La vita beata e la perfezione; L’eros e il cuore; La sapienza; La vita beata e il valore divino; Stupore di fronte all’esistenza; Creazione e Provvidenza; Il ‘paganesimo’ di Agostino; La madre; Lo sviluppo della situazione finale; La vita e la decisione; Infanzia, adolescenza e giovinezza; Roma e Milano; Chiarimenti; La decisione; Vita nuova.
Posmodernidad y cristianismo, Encuentro, Madrid, 1997
¿Por qué la modernidad ha rechazado el cristianismo? ¿Por qué la Iglesia ha visto construir un mundo incristiano sin poder frenar la secularización? Después de la Segunda Guerra Mundial, la Europa que proyectaba frenar el avance del comunismo parecía encontrar en la Iglesia, que conservaba todavía una fuerte y decisiva influencia en la sociedad, el gran baluarte contra el naciente bloqueo soviético. Pero en aquella aparente luna de miel entre el cristianismo y la modernidad, que se prolonga hasta la caída del muro de Berlín, hay mucho de instrumentalización por parte de Occidente: no hay una identidad de puntos de vista, sino que el poder político-cultural hegemónico asume y «disuelve» los valores del cristianismo hasta convertirlo en algo «inútil en su aspecto real, histórico y temporal», en palabras de Romano Guardini. Y mucho de ingenuidad por parte de una Iglesia en la que, influida por la interpretación mística de la fe de Joaquín de Fiore y sus epígonos Kant, Lessing y Hegel, se ha impuesto una teología «oficial» que descarna la figura de Cristo hasta reducirla a un conjunto de valores. En un mundo incristiano como el actual es necesario volver a replantear las relaciones entre la Iglesia y el Estado, huyendo de las pretensiones de eclesializar el Estado y estabilizar la Iglesia. ¿Es posible ser moderno y cristiano? Frente a las reducciones espiritualistas, las reinterpretaciones filosóficas y las instrumentalizaciones políticas del cristianismo, el profesor Massimo Borghesi contribuye en esta obra a recuperar los orígenes del realismo de la fe. Es desde la fe, sin contaminación de otros criterios, desde donde se juzga la modernidad.
L’età dello Spirito in Hegel. Dal Vangelo “storico” al Vangelo “eterno”, Studium, Roma, 1995
«Hegel credeva di vivere al suo tempo la fine di un’epoca durata milleottocento anni, e di cominciare ad intessere con la sua filosofia la viva veste dell’epoca nuova» (F. Rosenzweig). Quest’epoca era l’età dello Spirito, l’età della Ragione come definitiva riconciliazione tra umano e divino, come inveramento del dogma cristologico che per due millenni aveva percorso la storia occidentale. Hegel poteva giungere a questa conclusione mediante la reinterpretazione della teologia della storia di Gioacchino da Fiore, la cui riattualizzazione, nella cultura tedesca di fine ‘700, era opera di Lessing con L’educazione del genere umano. Il Terzo Regno, il Reich Gottes, il tempo del «nuovo Evangelo eterno» di cui parlava Lessing, era il termine escatologico che, attraverso il processo storico-evolutivo di tutta l’umanità, indicava la meta finale, l’età del compimento. Un’età che, nel periodo giovanile-rivoluzionario, è immaginata da Hegel come restaurazione dello spirito e dei costumi della polis classica e che, nella maturità, è pensata, al contrario, quale compimento della modernità e della sua religione: il cristianesimo. Donde il passaggio dall’ideale di una «nuova religione» a quello di una «seconda Riforma», ad una reinterpretazione speculativa della Riforma protestante, tale per cui l’«età del Figlio», del cristianesimo cattolico legato ad una concezione «esteriore» dell’Uomo-Dio, potesse dirsi definitivamente superata. L’esito è una «Pentecoste speculativa» che, se sottende una geniale comprensione del ruolo del cristianesimo nella storia, costituisce nondimeno la più imponente «cristologia gnostica» (K. Löwith) dei tempi moderni.
Romano Guardini. Dialettica e antropologia, Studium, Roma, 1990, 2004 (2° ed.)
Romano Guardini, nato in Italia (Verona 1885), ma vissuto e formatosi in Germania, è una figura di primo piano del pensiero tedesco del Novecento. Noto per le sue profonde interpretazioni di poeti e narratori (Dante, Dostoevskij, Hölderlin, Rilke) e per i suoi saggi di filosofia della religione, non lo è altrettanto per l’antropologia filosofica che, elaborata nello scritto del 1925: L’opposizione polare. Saggio per una filosofia del concreto vivente, costituisce, di fatto, il criterio ermeneutico fondamentale dell’intera sua riflessione. Il presente lavoro, assumendo tematicamente tale criterio dato dalla dialettica «polare», delinea l’itinerario del pensiero di Guardini, collocandolo, al contempo, all’interno di un contesto storico-culturale in cui si precisano le influenze subite e, insieme, l’originalità della sua posizione. Ne emerge un quadro speculativo unitario, compatto, con implicazioni di grande interesse sul versante gnoseologico, morale, metafisico-religioso, storico. La stessa immagine complessiva di Guardini ne risulta modificata. In luogo di un pensatore raffinato, al fondo aristocratico, appare quella di un autore impegnato con il proprio tempo, il cui pensiero, nel suo nucleo filosofico di fondo, risulta essere una chiara risposta alla «scissione» del presente, alla grave crisi storica e ideale che segna l’Europa all’indomani della prima guerra mondiale.
La figura di Cristo in Hegel, Studium, Roma, 1983
Oggetto costante della riflessione di Hegel, dalla giovanile Vita di Gesù (1795) a Lo spirito del cristianesimo e il suo destino (1798-’99) sino alle tarde. Lezioni sulla filosofici della religione, la figura di Cristo subì, nell’arco del suo pensiero, interpretazioni diverse, sino ad assurgere ad archetipo del processo logico universale dello spirito. Sintesi di suggestioni differenti, derivate dall’Aufklärung tedesca, dal Cristianesimo «spirituale» di Lessing-Kant, dai drammi di Hölderlin, ricomprese all’interno dell’Idealismo di Fichte-Schelling, il Gesù «hegeliano» appare singolarmente vicino, nella sua formulazione, alla concezione propria dell’ortodossia luterana e, insieme, ad una versione che lo risolve quale mero simbolo dell’humanum in generale. Fu questa «ambiguità» a determinare, dopo la pubblicazione de La vita di Gesù (1835-’36) di David F. Strauss, la scissione della scuola hegeliana in una «Destra» e in una «Sinistra», la quale, con Feuerbach, procederà ad una dissoluzione della teologia in antropologia, mediante la cristologia. A motivo di tali esiti, l’attualità storica della cristologia hegeliana appare indubbia, interessando non a caso parte della stessa riflessione teologica contemporanea, come questo libro ampiamente dimostra.