Sono grato a Giuseppe Frangi per questa bella recensione del volume “È bello lasciarsi andare tra le braccia del Figlio di Dio”, una raccolta di omelie di don Giacomo Tantardini con prefazione di papa Francesco, che ho curato per la Libreria Editrice Vaticana.
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IlSussidiario.net, lunedì 17 giugno, Don Giacomo, assaporare il dono della Grazia (Giuseppe Frangi)
Un volume appena pubblicato raccoglie le omelie di don Giacomo Tantardini. Un libro che consente quasi di “riascoltare” il suo magistero sulla Grazia
“Questo libro raccoglie le omelie di don Giacomo Tantardini, sacerdote di origini lombarde che con grande passione svolse il suo apostolato quasi per intero nella Città eterna. Nel corso degli anni le sue omelie hanno nutrito spiritualmente migliaia di giovani e non più giovani che affollavano il sabato sera la basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Nessuno si distraeva, quando predicava: ogni parola restava nel cuore e illuminava la vita”. Inizia così l’introduzione di papa Francesco al volume che raccoglie le omelie del sacerdote lombardo, figlio spirituale di don Luigi Giussani, che a partire dalla metà degli 70 aveva svolto la sua attività pastorale soprattutto tra gli studenti dell’Università di Roma. Il libro in uscita in questi giorni con un titolo bellissimo, È bello lasciarsi andare tra le braccia del Figlio di Dio, è stato pubblicato, per espressa indicazione del Papa, dalla Libreria Editrice Vaticana.
Le omelie sono per la gran parte quelle che don Giacomo teneva durante la messa vespertina del sabato nella suggestiva cornice della basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Come spiega Massimo Borghesi che ha curato il volume con grande sensibilità e attenzione filologica, il libro è stato reso possibile grazie al fatto che una persona fedele a questo appuntamento settimanale, Mario Iannotta, ai tempi aveva sentito la necessità personale di registrare le omelie di don Tantardini per poterle poi riascoltare. La regolarità di questo semplice gesto ha permesso di costruire il libro seguendo l’ordine del Calendario liturgico, a partire dalla prima domenica di Avvento del 2007: una struttura che fa del libro un prezioso accompagnamento che è bello tenere sempre a portata di mano.
C’è un altro aspetto che rende questi libro ulteriormente prezioso: il fatto di averlo ricavato da registrazioni, rispettando anche lo stile del parlato, comprese le reiterazioni tipiche con le quali don Giacomo sottolineava i passi più importanti, lo rende un libro quasi da “ascoltare”. Come scrive Borghesi, la lettura di queste omelie consente “più dei testi scritti, di cogliere dalla sua ‘viva voce’ la passione evangelica che ha guidato il sacerdote di Barzio nel suo desiderio di comunicare il ‘Gesù caro’ agli uomini di oggi”.
Il magistero di Sant’Agostino per don Giacomo valeva infatti anche rispetto allo stile adottato per le omelie, come aveva scritto in un volume di studi dedicato al santo di Ippona: “Quando, da sacerdote e da vescovo, parlava ai fedeli in maniera bella e semplicissima, tant’è vero che lo potevano capire i poveri ignoranti analfabeti, che credo fossero la maggior parte dei fedeli della piccola città di Ippona”.
“Bella e semplicissima” comporta non solo una grande comprensibilità, ma anche un “sentirlo parlare” nel momento in cui si leggono queste pagine. Sono parole che passano in forza della dolcezza con la quale sono state pronunciate, la dolcezza della Grazia da cui prendevano origine. È una situazione che, personalmente, mi richiama quella di san Francesco davanti al presepe di Greccio, come documentato nella Vita prima di Tommaso di Celano: “…e quel nome ‘Betlemme’ lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva ‘Bambino di Betlemme’ o ‘Gesù’, passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole”.
Nelle omelie di don Giacomo ci si imbatte in un’identica dolcezza senza che ci sia mai nulla di impositivo. Infatti, come ha sottolineato papa Francesco, al centro delle sue meditazioni “grande protagonista è sempre la Grazia”. Ma alla parola Grazia, continua Francesco, “don Giacomo accompagna sempre un’altra parola, che la rende concreta: ‘attrattiva’, perché il Signore ci attira sempre con il fascino della sua umanità”. Davvero queste pagine affascinano e toccano il cuore in forza di questa attrattiva sperimentata e riproposta in “viva voce”.