«Così papà è morto di cancro al pronto soccorso». La notizia, relativa all’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma, è al centro di tutte le prime pagine dei giornali di giovedì 6 ottobre. Se n’è parlato alla rassegna stampa delle 9 di Radio Vaticana, presente in studio il filosofo Massimo Borghesi. «La situazione dei reparti di pronto soccorso nelle grosse città è notoria», commenta Borghesi, «per una sanità che vorrebbe essere all’altezza di un paese civile. Che un ministro della salute non intervenga mi sembra incredibile».
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L’attenzione al fine vita, aggiunge il docente dell’Università di Perugia, «è coperta dai dibattiti sulla dolce morte, i problemi vengono risolti per la via più breve, ma una società davvero civile deve farsi carico di accompagnare le persone con malattie gravi, non abbandonarle al loro destino». Attraverso un approccio apparentemente dolce, così, viene in luce il volto di una società disumana, «si palesa un cinismo di fondo che è una caratteristica del nostro tempo».
L’intervistatore di Radio Vaticana, Fabio Colagrande, passa poi all’udienza papale di mercoledì 5 ottobre, in cui Francesco ha commentato il viaggio apostolico in Georgia e Azerbaigian, citando anche una frase lì pronunciata, «la vera missione non è mai proselitismo ma attrazione a Cristo». «In questo caso le parole avevano un senso preciso», spiega Borghesi, «perché la Georgia è un paese cristiano, per quanto ortodosso, e quindi non ha nessun senso il problema del proselitismo. Occorre camminare insieme nei gesti della carità e nella preghiera, questo fa l’unità. L’idea di accaparrarsi gli adepti invece divide, non unisce».
Si trattava di un viaggio in zone di confine, «il papa è andato a confortare la piccola comunità cattolica dei due paesi, e anche questo è da sottolineare: il ruolo della comunità cristiana come lievito di pace e di incontro in situazioni problematiche». L’Azerbaigian infatti «è nel mirino di correnti fondamentaliste esterne, ma attualmente è uno stato tollerante. Nel discorso nella moschea di Baku, di notevole importanza, papa Francesco valorizza l’attitudine alla pace delle religioni. Parla del Dio compassionevole e misericordioso, espressione anche dell’Islam, come volto vero di Dio». Netto invece il rifiuto di una religiosità nutrita di violenza. «I nemici indicati», conclude Borghesi, «sono il nichilismo ma anche il fondamentalismo. Francesco lo dice chiaramente: «nessun sincretismo conciliante o apertura diplomatica», si tratta di «dialogare con gli altri e pregare per tutti».
Borghesi infine, in seguito alla visita del segretario generale Onu Ban Ki Moon in Vaticano, ribadisce l’attitudine innata della Chiesa a collaborare con gli organismi internazionali. «Noi viviamo la fine del grande sogno post ‘89» è il suo commento, «è un mondo che si decompone. Di fronte allo sgretolamento del mondo della globalizzazione assistiamo al nascere di conflitti pericolosi». La prospettiva di papa Francesco in questo quadro «è drammatica, tutto il contrario dell’irenismo di cui viene accusato. Per questo il Papa insiste sulla funzione delle religioni per la pace».
In conclusione, l’intervista tratta di altre due notizie del giorno: l’avvio del processo per la causa di beatificazione di padre Jacques Hamel, il sacerdote 80enne ucciso a luglio dai terroristi filo-Isis, e la discussa e discutibile sponsorizzazione della nazionale italiana di calcio da parte della società di scommesse Intralot.