La relazione su “La santità costruttrice di comunione alla luce del Magistero di papa Francesco” al convegno dell’Istituto Patristico Augustinianum (nella foto di Raul Silva) ha suscitato un notevole interesse anche sui media. Ecco alcuni articoli usciti di seguito. Riporto al proposito parte dell’articolo di Adriana Masotti su Vatican News qui citato.
Vatican News, martedì 14 novembre, La santità del popolo fedele e la potente testimonianza della comunità cristiana (Adriana Masotti)
www.osservatoreromano.va, martedì 14 novembre, Esperienza tangibile della vita di Dio
www.chiesa-cattolica.it, martedì 14 novembre, La Santità Del Popolo Fedele E La Potente Testimonianza Della Comunità Cristiana
La santità nel magistero di Papa Francesco
Che cosa pensa Papa Francesco della santità, qual è il santo a lui più vicino, da dove nascono l’espressione “santi della porta accanto” tante volte pronunciata e il concetto di “popolo fedele infallibile nel credere” così centrali nel suo pontificato? Il professor Massimo Borghesi, docente all’Università di Perugia, inizia la sua relazione su ”La santità costruttrice di comunione alla luce del Magistero di Papa Francesco” osservando che può forse sorprendere che la scelta del Papa di assumere, primo nella storia, il nome di Francesco non indica una sua preferenza, maturata nel tempo, del Poverello di Assisi benchè siano innegabili “analogie sensibili” tra le due figure. La spiritualità di Papa Bergoglio, dice Borghesi, è rimasta quella di Sant’Ignazio di Lojola – la cui visione valorizza “le cose piccole all’interno di grandi orizzonti” – ed è un gesuita il santo che sente più vicino. Si tratta di Pierre Favre, canonizzato da Papa Francesco il 13 dicembre 2013, era uno degli amici più cari ad Ignazio ed espressione viva del suo aspetto mistico, opposto ad un cristianesimo ascetico, duro, ed esempio perfetto, afferma Borghesi, dell’unione tra “contemplazione e azione” i due poli indissolubili della fede cristiana.
La “classe media della santità”
“L’ideale di Favre è il ‘ritorno alla vita della Chiesa primitiva’ – scrive Michel de Certeau in un libro a lui dedicato che Borghesi cita più volte nella sua relazione -. È la risposta alla crisi morale e religiosa della Chiesa del tempo, profondamente mondanizzata, un progetto che ricorda da vicino quello del giovane Provinciale Bergoglio nella Chiesa argentina degli anni ‘70”. Borghesi prosegue osservando che tuttavia, nell’esortazione apostolica sulla santità nel mondo contemporaneo, Gaudete et exsultate del 2018, Papa Francesco non cita Favre, ma pone tutta l’attenzione su una dimensione della santità piuttosto trascurata: “quella della santità che caratterizza i semplici battezzati, i membri del popolo cristiano che vivono e traducono la loro fede nelle opere di tutti i giorni. Sono ‘i santi della porta accanto’”, quelli che vivono vicino a noi, la “classe media della santità”.
La santità del popolo credente
Borghesi cita un brano di Francesco a proposito di questo concetto di santità: “Accanto, o meglio, in mezzo a questa moltitudine di credenti, che ho definito ‘santi della porta accanto’, vi sono coloro che la Chiesa indica come modelli, intercessori e maestri. Si tratta dei Santi beatificati e canonizzati”. Borghesi afferma: “la santità ordinaria non esclude quella straordinaria”, e “non è solo quella ordinaria che si nutre di quella straordinaria (…), è vero anche l’inverso: la santità canonica è resa possibile dalla sua immersione nella santità del popolo cristiano.” I santi canonici sono diventati tali, dunque, “grazie al legame affettivo che li ha uniti ad una compagnia di amici senza i quali la loro testimonianza non sarebbe stata possibile”. Diventano così simboli del popolo credente, il Pueblo fiel, simboli di “una fede comunitaria vissuta”.
I santi della vita quotidiana
Borghesi cita ancora le parole di Francesco: “La santità germoglia dalla vita concreta delle comunità cristiane. I Santi non provengono da un ‘mondo parallelo’; sono credenti che appartengono al popolo fedele di Dio e sono inseriti nella quotidianità fatta di famiglia, studio, lavoro, vita sociale, economica e politica”. E una caratteristica imprescindibile della santità è la gioia e il cuore aperto alla speranza. “Il malumore non è segno di santità”, scrive Papa Francesco. Borghesi sottolinea quindi un’altra caratteristica comune a tanti grandi santi: l’unione tra contemplazione ed azione al cui centro è Cristo. E concludendo cita ancora Francesco che ha affermato: “Non possiamo capire la santità senza capire questo scandalo: che Dio si è fatto Cristo, cioè uomo come noi”.
Grazie, carissimo Massimo. Come sempre, i tuoi interventi permettono di inoltrarci nello “spazio” Bergoglio, ovvero nella sua interiorità spirituale ed intellettuale, abitata da compagni di cammino eccellenti come è il caso di Pierre Favre. È, quindi, una interiorità dilatata sulla misura del Popolo di Dio, anzi, dell’intera umanità.