Viganò contro Benedetto XVI. La critica di Sandro Magister

Nella sua critica frontale, ossessiva, di papa Francesco l’ex nunzio negli USA monsignor Carlo Maria Viganò, trascinato dalla foga che lo porta a vedere eresie ed eretici ovunque, ha svelato le sue carte: il problema non è Francesco. Il papa attuale è solo la punta terminale di un processo di decadenza ecclesiale che ha il suo punto di inizio nel Concilio Vaticano II. Lì sarebbe l’inizio di tutto, delle deviazioni dottrinali che hanno segnato la Chiesa negli ultimi sessant’anni, non nel post-Concilio o nelle interpretazioni conciliari ma proprio nei documenti del Concilio. Tra essi, in primis, la “Dignitatis humanae” sulla libertà religiosa, testo che Viganò aborre totalmente. Si tratta di convinzioni che coincidono, alla lettera, con quelle di mons. Lefebvre, il vescovo tradizionalista che ruppe con la Chiesa al tempo di Paolo VI.

Viganò si posiziona, quindi, “fuori” della Chiesa. Il credito che gli è stato accordato in Italia dai vaticanisti Marco Tosatti e Aldo Maria Valli appare ora imbarazzante. Soprattutto per Tosatti che ha fatto dell’ex nunzio il portabandiera della rivolta contro Francesco. Diversamente da loro Sandro Magister (nella foto), con una intelligenza e sensibilità ecclesiale diverse, prende ora le distanze.

Le accuse di Viganò a Benedetto di essere un papa “conciliare”, di aver promosso una ermeneutica della continuità tra prima e dopo il Vaticano II, non sono piaciute a Magister. Il monsignore è andato troppo oltre. Siamo sull’orlo della scisma e la sua figura non è più spendibile. Così, ad uno ad uno, cadono le figure dei “grandi” oppositori al Papa. Qui sotto riportiamo il link all’articolo di Magister, pubblicato su “Settimo cielo” del 29 giugno, dal titolo:

«L’arcivescovo Viganò sull’orlo dello scisma. La lezione inascoltata di Benedetto XVI»

 

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