I novelli Napoleone ignorano il Papa e giocano col fuoco

Vi propongo questa intervista che ho rilasciato a Martina Pastorelli de La Verità sull’attuale situazione geopolitica.

La Verità, giovedì 28 marzo, p. 8, «I novelli Napoleone ignorano il Papa e giocano col fuoco» (Martina Pastorelli)

Il filosofo: «Non vedo statisti per evitare la terza (e ultima) strage globale. L’atomica è stata sdoganata. Macron? Irresponsabile» 

L’Europa sembra pervasa da una frenesia bellicista, al punto che quando il Papa – come ha fatto Francesco di recente intervenendo alla televisione svizzera sulla guerra a Gaza e in Ucraina – ha ribadito quello che da sempre è il pensiero della Chiesa, ovvero che la guerra è il peggiore dei mali ed è sempre una sconfitta, sono partite critiche e attacchi scomposti allo stesso Pontefice. Di questa deriva inquietante, in cui leader con l’elmetto soffiano sul fuoco e la parola «pace» è diventata un tabù, parliamo con Massimo Borghesi, filosofo cattolico, docente di filosofia morale all’università di Perugia e autore di una importante biografia intellettuale di Jorge Mario Bergoglio.

Professore, cosa sta succedendo?

«Sta succedendo che sia chi vince (Israele), sia chi perde (Ucraina) si sono spinti troppo oltre. Quando in guerra superi un certo limite è difficile tornare indietro. Per Benjamin Netanyahu l’andare oltre si lega al suo destino personale. Distruggere Hamas, al prezzo più alto possibile, è la strada che potrebbe salvarlo dai suoi guai giudiziari. Questo è ciò che lui si ripromette. Non importa se una buona parte di Israele non desidera che la vittoria sia ottenuta con tante vittime civili palestinesi. Per Volodymyr Zelensky varcare il limite è stata la tentazione di qualche mese fa, quando sembrava possibile una vittoria da parte dell’Ucraina. Oggi il quadro è profondamente diverso e la Russia, purtroppo, dimostra di avere un potenziale militare e risorse umane non paragonabili a quelle ucraine. Coloro che hanno criticato il Papa dopo la sua intervista alla televisione svizzera non capiscono, o vogliono non capire, che la vera preoccupazione del Papa è che il fronte ucraino si sfasci e l’esercito russo dilaghi per metà del Paese. A quel punto cosa farebbe l’Occidente, la Nato? Interverrebbero? Sarebbe la terza guerra mondiale».

Perché l’accusa di irenismo e di posizione irrealista mossa nei confronti di chi invoca la pace non sta in piedi? Quando Giovanni Paolo II criticò la guerra in Iraq lo chiamarono «utopista »: poi si è visto chi aveva ragione…

«Giovanni Paolo II aveva drammaticamente ragione e le previsioni del cardinal Pio Laghi, a nome del Vaticano, nel suo tentativo fallito di dissuadere George Bush dall’entrata in guerra contro l’Iraq si sono drammaticamente realizzate. L’utopista era il presidente americano, non il Papa. Anche oggi papa Francesco dimostra di essere profondamente realista. Il tentativo occidentale di fiaccare la Russia scartando, sin dall’inizio, ogni compromesso non ha funzionato. Ciò che ha funzionato è la capacità ucraina di resistere all’invasore. E questo è stato un bene. Il disegno di Mosca di arrivare in una settimana a Kiev è fallito. Quella resistenza doveva, però, essere finalizzata a contenere i danni. Pensare di poter sconfiggere una potenza imperiale, dotata di armi nucleari, quella sì che è un’utopia. Per questo l’Occidente doveva favorire soluzioni di uscita dal conflitto, non esasperarlo sulle spalle dei giovani ucraini mandati al massacro».

In generale, e davanti a questi due conflitti in particolare, come non farsi ricattare dal manicheismo bellico che tipicamente distingue tra «forze del bene» e «forze del male»?

«Questo è il rischio più grande. In guerra le informazioni vengono o occultate o manipolate. È difficile farsi un quadro esatto. Inoltre scatta il meccanismo demonizzante per cui il nemico è il male e con il male non si può trattare. Dopo l’11 settembre 2001, dopo l’ab – battimento delle Torri gemelle a New York da parte dei piloti suicidi di Osama Bin Laden, siamo tornati al manicheismo, al conflitto politico-religioso combattuto all’ultimo sangue. Prima tra Occidente e islam e ora tra l’Est e l’Ovest, come ai tempi della Guerra fredda».

Tra appelli al riarmo e alla lotta a oltranza, le élite sembrano schierate per il conflitto, ma la gran parte dei popoli europei chiede la pace. Perché non si ascolta questo desiderio e anzi si rilancia, come sta facendo il presidente Emmanuel Macron?

«La posizione di Macron si spiega con le sue difficoltà interne. Rilancia sulla guerra per contrastare il partito di Marine Le Pen. Però la sua è una posizione pericolosa. Pericolosa perché, innanzitutto, divide l’Europa. Il vertice con i presidenti tedesco e polacco non è un bel segnale. In questo momento l’Europa deve essere unita, se vuole contare qualcosa e farsi promotrice di soluzioni negoziali deve essere unita. Diversamente non sarà in grado di aiutare l’Ucraina. Il gioco al rialzo di Macron favorisce la guerra, non la pace. Le sue parole sulla possibilità di intervento da parte di truppe francesi sono irresponsabili».

Lo scenario che abbiamo davanti sconfessa impietosamente l’enciclica Fratelli tutti e conferma che Francesco aveva visto giusto quando parlò di «terza guerra mondiale a pezzi», un tragico mosaico di cui il massacro di civili nella sala da concerti di Mosca è l’ennesimo tassello: il passo successivo rischia di essere un conflitto nucleare?

«Il fatto che politici e militari parlino di possibile conflitto atomico è un segnale inquietante. Ci stiamo avvitando sempre di più e i capi di Stato paiono non avere la lucidità che in momenti come questi è massimamente richiesta. Vorremmo statisti che si adoperassero per trovare vie d’uscita, non emuli di Napoleone. Alessandro Banfi in un articolo su Vita ha scritto che questo è “L’anno dello sdoganamento della bomba atomica”. L’argomento fino a poco tempo fa era tabù, desueto negli anni della globalizzazione. Ora appare come una possibilità. E questo è semplicemente folle. La terza guerra mondiale non sarebbe la “terza”, sarebbe l’ultima guerra».

Si va verso un’altra Pasqua di guerra: ai conflitti già aperti si aggiunge quest’anno la drammatica situazione a Gaza. Cosa resta della nostra umanità se non siamo capaci di fermare ciò che accade, ma anzi ce ne abituiamo?

«A Gaza, ha detto il Papa, siamo di fronte alla “guerra tra due irresponsabili”. Entrambi, Hamas e Israele, hanno superato il limite. Hamas, innanzitutto, con il suo barbaro attacco del 7 ottobre, e poi Netanyahu con la sua barbara reazione. Ora, con l’astensione americana all’Onu, pare che qualcosa si muova. Joe Biden si rende conto, anche per motivi elettorali, che la reazione è spropositata. Siamo di fronte a una tragedia greca perché Hamas è stata favorita in passato da Netanyahu e questo per affossare il progetto dei due popoli, due Stati. E ora Netanyahu vuole distruggere il frutto avvelenato che ha coltivato. Nessuno in Medio Oriente vuole veramente la pace. Solo la minoranza cristiana la desidera».

Cosa può ancora fare la diplomazia vaticana e lo stesso Papa?

«Ben poco dal punto di vista di una persuasione indotta dalla potenza. Molto dal punto di vista morale e mediatico. La voce scomoda del Papa risuona dal 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa in Ucraina, contro questa guerra. Voce scomoda per tutti, per gli invasori innanzitutto condannati per la loro decisione scellerata, e poi per coloro che in Occidente hanno pensato di utilizzare il conflitto per indebolire e mettere fuori gioco la Russia. Da ultimo per il governo ucraino che richiedeva un appoggio indiscriminato della Santa Sede e non ha gradito le proposte di mediazione avanzate dal Papa. Comunque sia la voce del Pontefice, che gran parte dei media hanno tentato di tacitare, ha rappresentato e rappresenta il punto di vista che interpreta il sentimento di pace dei popoli europei. Da qui la sua forza».

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