In questo articolo, uscito su L’Osservatore Romano il 18 ottobre 2025, racconto la vicenda della storica libreria parigina di Charles Péguy, oggi trasformata in una pasticceria. Un fatto emblematico della dimenticanza che spesso colpisce i luoghi della nostra memoria culturale.
L’Osservatore Romano, 18 ottobre 2025, p. 15, Quando un bignè soppianta il libro (Massimo Borghesi)
La libreria parigina dove Charles Péguy vendeva la sua rivista è diventata una pasticceria
Che cosa rimane della storica libreria in rue de la Sorbonne 8, a Parigi, nella quale Charles Péguy vendeva, dal 1900 al 1914, i suoi Cahiers de la Quinzaine?
Nulla. Attualmente è una pasticceria, con la vetrina di legno dipinto di bianco, che si riempie ogni giorno degli studenti dell’antistante Sorbona, ignari del valore storico del posto. Il misfatto, se così si può dire, si è consumato da un paio d’anni, dal 2023, nel silenzio generale dei media. Difficile trovarne notizia su internet. Eppure Péguy non è certo uno sconosciuto in Francia. La sua fama, tra alti e bassi, è ancora grande. Ne è documento la splendida edizione delle opere complete, in prosa e in poesia, edite da Gallimard.
Anni fa molti proposero di portare le sue spoglie da Villeroy, dove è morto nella Grande Guerra, al Panthéon. In quel caso furono i familiari ad opporsi. Questo per dire che il grande dreyfusardo, il mistico cantore di Giovanna d’Arco, non è dimenticato. In occasione del centenario della morte il grande attore Michel Lonsdale lo ha celebrato, insieme a Pierre Fesquet, al Théâtre de Poche Montparnasse. Dieci anni dopo Jean de Saint-Chéron lo ricorda con un inserto de La Croix intitolato Résister avec Charles Péguy. In Italia due mostre al Meeting annuale di Rimini, del 2014 e del 2023, lo hanno celebrato.
Nel 2025 sono le edizioni Studium, con un volume collettivo dal titolo Il cristiano e l’anima carnale. L’attualità “inattuale” di Charles Péguy, che lo ha ricordato. Volume recensito su L’Osservatore Romano da Silvia Guidi e presentato al Centre Saint-Louis di Roma dal cardinale Marcello Semeraro e dal direttore Andrea Monda con il coordinamento di Alessandro Banfi.
La trasformazione della libreria
Come si è arrivati, quindi, alla trasformazione commerciale della libreria di rue de la Sorbonne, uno dei luoghi simbolo della vita intellettuale francese del Novecento?
Lì Péguy era arrivato il 1º ottobre 1901. In precedenza i Cahiers avevano trovato sistemazione, sempre nel Quartiere Latino, in rue des Fossés-Saint-Jacques, a partire dal 5 gennaio 1900, per poi trasferirsi al secondo piano di rue de la Sorbonne 16, il 12 novembre 1900. La sistemazione al numero 8 sarà quella definitiva. Il suo significato ci è spiegato da Jean-Yves Caradec, segretario generale de L’amitié Charles Péguy, che nel 2023 aveva pubblicato su internet una sorta di appello: Sauvons la Boutique des Cahiers!
Nella sua petizione Caradec scriveva: «L’Associazione d’Amicizia Charles Péguy, creata nel 1942 per preservare l’integrità dell’opera di Péguy da ogni strumentalizzazione partigiana, ritiene sia suo dovere allertare il grande pubblico sulla probabile distorsione di un importante luogo commemorativo della vita intellettuale francese (e persino europea) del primo Novecento. La Boutique dei Cahiers, creata da Charles Péguy al numero 8 di rue de la Sorbonne, nel cuore del Quartiere Latino, era molto più di un semplice laboratorio editoriale e di marketing per la sua rivista, i Cahiers de la Quinzaine. Nonostante i suoi ristretti confini, era anche un luogo di incontro per discussioni e scambi tra i collaboratori della rivista e gli abbonati provinciali durante le loro visite a Parigi. La Boutique e i Cahiers erano un luogo di ritrovo per i dreyfusardi, ai quali Bernard-Lazare dovrebbe essere associato, e un luogo privilegiato per la difesa della libertà di espressione delle diverse correnti socialiste. Divenne gradualmente un luogo di pubblicazione per autori ancora poco noti e di cui assicurò la notorietà, in primo luogo Romain Rolland, futuro premio Nobel nel 1915, con la pubblicazione in diversi Cahier del suo Jean-Christophe e della Vie de Beethoven. Péguy permise ad Antonin Lavergne di pubblicarvi il suo Jean Coste, respinto ovunque. Ciò diede a Péguy l’opportunità di pubblicare il suo saggio De Jean Coste, in risposta alle critiche mosse all’autore. Lì pubblicò numerosi Cahiers per la difesa dei popoli oppressi, sugli armeni vittime del sultano Abdulhamid, sui massacri di ebrei a Kitchinev, sulla situazione nei due Congo, e in particolare su quella del Congo francese, a seguito della missione di ispezione affidata a Savorgnan di Brazzà, tra molti altri. Pubblicò anche le sue opere poetiche, i suoi Mystères, dopo il suo ritorno a una fede cristiana più mistica che clericale».
Il senso della petizione era chiaro: non era possibile abbandonare un posto così carico di storia, un piccolo locale gravido di incontri, il luogo dove Péguy aveva impegnato i suoi giorni fino alla consunzione delle forze.
«Immaginate l’indignazione di tutte queste persone nell’apprendere che questa famosa boutique avrebbe potuto diventare una caffetteria, una paninoteca (o persino un salone di parrucchiere, come suggerito nell’annuncio dell’agenzia specializzata). Sembra che stia per essere firmato un contratto di locazione tra i proprietari e un nuovo imprenditore. Non resta che ottenere un permesso di costruire per adattare i locali a un nuovo uso e modificare la facciata, che rimanda al suo passato. C’è ancora tempo per mobilitarci ed esprimere la nostra indignazione per questa distruzione culturale.»
L’appello di Caradec, sottoscritto anche da The International T. S. Eliot Society, nonostante l’incontro con il sindaco del Ve arrondissement nell’aprile 2023, non sortirà alcun effetto. Come scriverà in calce alla sua petizione, ringraziando coloro che avevano sottoscritto: «Malauguratamente, malgrado il vostro impegno, non abbiamo potuto impedire che la Boutique dei Cahiers de la Quinzaine sia stata affittata.»
Non sappiamo, ovviamente, come sia andata la trattativa commerciale, quali soluzioni si potevano trovare. Quello che è certo è che un luogo importante per la cultura francese, importante anche per la storia del cattolicesimo, ha perduto la sua funzione.
Non è l’unico. In aprile la storica villa di Jacques e di Raïssa Maritain a Meudon, in rue du Général-Gouraud, dove dal 1923 al 1939 si incontravano filosofi, poeti, scrittori, artisti di tutta Europa, era in vendita. Si tratta, anche in questo caso, di un ambiente fondamentale nella storia del cattolicesimo francese del Novecento. L’articolo di Figaro Vox che ne dava notizia, L’un des centres spirituels les plus féconds de France: qui sauvera la maison de Jacques et Raïssa Maritain?, ci informa che la diocesi e il comune stavano unendo le forze per trovare un acquirente. Speriamo che il risultato sia — o sia stato — diverso rispetto a quello che ha visto la libreria di Péguy trasformarsi in una pasticceria.