Giuliano Vigini ha segnalato, su “La Lettura” del “Corriere della Sera” di domenica 25 maggio, il volume collettaneo su “Il cristiano e l’anima carnale. L’attualità ‘inattuale’ di Charles Péguy”, da me curato.
In aggiunta alla breve biografia che riporto di seguito, segnalo che Vigini ha scritto saggi su Péguy oltre al volume “Charles Péguy, invito alla lettura”, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2003.
Saggista e docente di sociologia dell’editoria contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano, Vigini è autore per l’Editrice Bibliografica di numerose pubblicazioni tra cui, con Alberto Cadioli, della Storia dell’editoria italiana dall’Unità ad oggi. Per Vita e Pensiero ha recentemente completato l’opera in tre volumi Il libro cristiano nella storia della cultura. Autorevole rappresentante della cultura cattolica, ha anche pubblicato commenti e dizionari per la “Bibbia Paoline” e il Dizionario della Bibbia per la Libreria Editrice Vaticana; scritti e edizioni di sant’Agostino; saggi e traduzioni di classici della spiritualità; antologie dedicate a Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e soprattutto Benedetto XVI e Francesco (Edizioni San Paolo, Libreria Editrice Vaticana, Mondadori). Collabora a quotidiani e riviste tra cui “Corriere della sera”, “Avvenire” e “Vita e Pensiero”.
La Lettura – Corriere della Sera, 25 maggio 2025, Il Numero – L’anima del poeta Charles Pegúy (Giuliano Vigini)
“L’attualità inattuale” di Charles Péguy – come recita il sottotitolo della raccolta di saggi ben introdotta dal curatore Massimo Borghesi, Il cristiano e l’anima carnale (Studium, pp. 208, euro 20), il più recente dei 39 titoli in commercio sul poeta francese (1873-1914) – è uno dei motivi del suo fascino. Era un intellettuale atipico, “incontemporaneo” (Alain Finkielkraut), che obbediva alla sua coscienza di combattente per gli ideali traditi di un mondo non solo scristianizzato ma disabituato alla ricerca della verità. Diceva nelle Note conjonte sur M. Descartes et la philosophie cartésienne che “c’è qualcosa di peggio che avere un’anima cattiva […], è avere un’anima già bell’e confezionata. C’è qualcosa di peggio che avere un’anima anche perversa, è avere un’anima abituata”. In questa frase è tutto il senso della sua lotta.