Augusto Del Noce lettore di Pascal

Lunedì 11 dicembre si è svolto nel Monastero dei Benedettini dell’Università di Catania, il Convegno “In dialogo con Pascal” promosso dal Cespes (Centro Studi su Pascal e il Seicento) diretto dalla prof. Maria Vita Romeo, curatrice del monumentale volume “Opere complete” di Pascal edito dalla Bompiani, una delle maggiori specialiste su Pascal in Italia. Il Convegno aveva come relatori:

Massimo Borghesi (Università di Perugia) su “Augusto Del Noce lettore di Pascal”
Paolo Amodio (Università Federico II – Napoli) su “Ordo amoris et ordre du coeur, tra Max Scheler e Pascal”
Alessandra Matti (responsabile editoriale Bompiani) su “Pubblicare Pascal: una scommessa tipicamente pascaliana”
Giuseppe Pezzino (Università di Catania) su “Pascal e Rousseau: un parallelo”
Massimo Vittorio (Università di Catania) su “Pascal contemporaneo: la lettura orteghiana dell’amore come forma di conoscenza”
Il prof. Roberto Gatti (Università di Perugia), indisposto, ha inviato la sua relazione dal titolo “Natura, diritto e politica in Pascal”.

Il Convegno è stato introdotto e concluso dalla professoressa Romeo. È prevista la pubblicazione degli atti. Riporto qui l’inizio della mia relazione su “Augusto Del Noce lettore di Pascal”.

AUGUSTO DEL NOCE LETTORE DI PASCAL

(Catania 11 dicembre 2023)

L’incontro di Augusto Del Noce con Pascal non è immediato e passa attraverso fasi diverse. E questo nonostante la formazione del giovane Del Noce avvenga, durante gli anni Trenta del secolo scorso, attraverso lo studio, allora inusuale, dei pensatori del ‘600 francese. In una intervista del 1981 confesserà di

dovere molto al pensiero francese. Vede, all’epoca in Italia si assisteva ad un dominio intellettuale della filosofia idealista gentiliana, alla quale mi sentivo completamente estraneo. Non fu quindi un caso se diventai, potremmo dire, un allievo «privato» della Sorbona. Avendo scelto come argomento della tesi di laurea l’interpretazione religiosa di Cartesio, in particolare nel pensiero di Malebranche, entrai in contatto con personalità come Henri Gouhier, autore di una bellissima storia filosofica del sentimento religioso in Francia, Étienne Gilson e Jean Laporte.

Oltre a Malebranche, su cui verterà la sua tesi di laurea all’Università di Torino, gli altri autori che saranno oggetto di studi e di pubblicazioni saranno Arnauld e Descartes. Pascal è assente. Non la problematica pascaliana, però: quella relativa alla dissociazione tra il Dio filosofico e il Dio religioso nell’età cartesiana. Un punto, questo, come scrive Del Noce in suo articolo del 1937, «che fu certo uno dei problemi capitali del Seicento, il capitale certamente per questi pensatori francesi, per Malebranche e per Arnauld come per Pascal, il problema dei rapporti tra il Dio filosofico e il Dio religioso». Un problema il cui approfondimento portava il Del Noce del 1938 ad «una conclusione pascaliana: che il cristianesimo non poteva, se non a patto di gravi mutilazioni, adattarsi all’universo cartesiano». Per il momento, tuttavia, il pensiero di Pascal non è oggetto di indagine.

Troviamo citato il suo nome all’inizio degli anni ’40 allorché il suo interesse è attratto dalla corrente esistenzialista che allora si affacciava in Italia a partire dalla crisi dell’idealismo filosofico che, con Giovanni Gentile, aveva accompagnato l’ascesa, il trionfo, e poi la caduta del fascismo. In una nota del suo diario del dicembre 1943 il piano di lavoro di Del Noce prevede: «1 Analisi dell’esperienza umana 2 Il senso del cartesianesimo (Cartesio – Malebranche – Pascal) 3 La filosofia dell’esistenza 4 La filosofia cristiana contemporanea 5 Studi su Kant, Leibniz, Hegel 6 Marx 7 F. v. Baader 8 La politica cattolica 9 La crisi italiana 10 esperienza e ragione 11 sommario di storia della filosofia». Si tratta, com’è evidente, di un programma immenso che testimonia la vastità degli interessi del giovane autore, allora poco più che trentenne, l’acume speculativo nel delineare i nodi di un pensiero che veniva aprendosi alla provocazione e all’impatto della storia. Colpisce il progetto di lavorare su Pascal al quale, però, al momento non seguirà alcun testo. Di fatto l’attenzione delnociana sulla filosofia dell’esistenza è al momento motivata da un’esigenza teoretica e politica ad un tempo: quella di opporre la singolarità dell’esistenza, in senso kierkegaardiano, al modello razionalistico del sistema e della totalità imperante nel pensiero moderno. L’opzione antifascista di questa direzione di ricerca era evidente. L’autore chiave che lo motiva nelle sue valutazioni è Lev Chestov. Del pensatore russo, emigrato a Parigi, Del Noce scriverà una prefazione ad un’edizione parziale del testo Athènes et Jérusalem, che uscirà presso l’editore Bocca nel 1943, ed una seconda, nel 1946, al volume Concupiscentia irresistibilis.

Chestov permette a Del Noce di afferrare la nozione di individuo in antitesi allo spinozismo, permette cioè di criticare il sistema razionalistico. Il suo merito è di aver evidenziato come «il razionalismo è caratterizzato in ogni sua forma da un odio per l’individuo e dalla confusione della spiritualità religiosa con questa negazione dell’individualità». Chestov, autore di Kierkegaard et la philosophie existentielle (Vrin, Paris 1936), è colui che induce a riflettere sull’opposizione tra Malebranche e Kierkegaard, tra la teodicea razionalista e la singolarità irriducibile a qualsiasi sistema. L’autore russo rende possibile la ripresa del Kierkegaard anti-Hegel, il ritrovamento dell’«idea dell’individuo come categoria cristiana decisiva, nel senso in cui ne parla Kierkegaard». Si spiegano così le note di diario dell’ottobre 1943: «Wahl e Chestov di fronte a Kierkegaard», sino al punto di scrivere: «Forse si riproduce in me (proporzioni a parte!) la stessa situazione di K[ierkegaard]». Del Noce, quindi, a metà del ‘43, avverte di vivere una condizione ideale ed esistenziale prossima a quella che ha determinato Kierkegaard alla critica alla «prigione» del sistema razionalista. Una prigione per cui la persona viene immolata sull’altare della storia, pedina di un processo dialettico che tutto giustifica in funzione dell’esito finale. Donde un (ulteriore) tema di lavoro indicato nel ‘43, quello che mette a confronto «concezione dialettica e concezione esistenziale della storia e della filosofia». Ancora una volta Hegel, e, dietro di lui, la teodicea di Malebranche-Leibniz, contro Kierkegaard.

Negli anni della guerra, e dell’immediato dopoguerra, l’“esistenzialismo” delnociano trova, pertanto, il suo autore di riferimento in Kierkegaard e non in Pascal.

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