Il Riformista, Repubblica e il discorso del Papa ai gesuiti slovacchi

In seguito alla conversazione di papa Francesco con i gesuiti slovacchi sono usciti vari articoli sulla stampa internazionale e anche italiana. Due di questi, firmati da Gianni Emili sul Riformista e da Paolo Rodari su repubblica.it, chiamano in causa il mio recente volume su papa Francesco. Ne riporto alcuni estratti.

 

Il Riformista, sabato 25 settembre 2021, Sesso e soldi, la congiura nella Chiesa contro Papa Francesco: “Ha rotto le uova nel paniere” (Gianni Emili)

(…) Dal momento dell’arrivo al soglio di Pietro, Francesco va per la sua strada. Fin dall’inizio il suo programma è stato chiaro: riappropriarsi delle istanze giuste della teologia senza cedere alle derive progressiste ma nemmeno a quel conservatorismo cattolico per il quale andare oltre il comunismo ha significato abbracciare in toto il neocapitalismo liberal.

“Il reaganismo cattolico – dice Massimo Faggioli in ‘Papa Francesco la Chiesa e il mondo’ – ha investito anche le gerarchie americane, e ha dato una spinta decisiva alla formulazione teologica delle ‘culture wars’ tra le diverse anime della cultura americana e anche all’interno del cattolicesimo”.

Nel saggio ‘Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e ospedale da campo’ Massimo Borghesi scrive: ”Il Papa dà fastidio perché vuole spingere una Chiesa immobile ad andare oltre, a riabbracciare il Vangelo che non può essere circoscritto alle battaglie della destra e della sinistra”. (…)

 

repubblica.it, sabato 25 settembre, Lotta agli abusi sessuali e agli scandali finanziari, ecco perché nella Chiesa c’è chi vuole chiudere la parentesi Francesco (Paolo Rodari)

“Volevano e ancora vogliono accantonare ‘la parentesi Francesco’. Sono sia a destra sia a sinistra. Il pontificato di Bergoglio ha rotto le uova nel paniere di entrambi gli schieramenti. Sognano di tornare a fare la vita di prima misconoscendo l’onda d’urto del suo pontificato”. In curia monsignori fedeli al Papa non sminuiscono l’incontro di alcuni prelati i quali, mentre Bergoglio era ricoverato al Gemelli lo scorso luglio, si sono trovati per provare a organizzare il nuovo conclave. La verità, dicono, è che non vedono l’ora di ricominciare da prima del marzo del 2013, dal momento dell’arrivo al soglio di Pietro dell’outsider Bergoglio.

Francesco tira diritto per la sua strada. Fin dall’inizio il suo programma è stato chiaro: in scia a Evangelii Nuntiandi di Paolo VI unire evangelizzazione e promozione umana senza essere tacciato di filo comunismo. In sostanza, riappropriarsi delle istanze giuste delle teologia della liberazione senza cedere alle derive progressiste ma nemmeno a quel conservatorismo cattolico per il quale andare oltre il comunismo ha significato abbracciare in toto il neocapitalismo liberal. ‘A sinistra’ le Chiese di lingua tedesca hanno sovente abbracciato il mondo quasi misconoscendo la propria storia. A destra, anzitutto la Chiesa statunitense, ha sposato i programmi dell’ala repubblicana: “Dalla fine degli anni Ottanta in poi – dice Massimo Faggioli in ‘Papa Francesco la Chiesa e il mondo’ (Armando Editore) – il reaganismo cattolico ha investito anche le gerarchie americane, e ha dato una spinta decisiva alla formulazione teologica delle ‘culture wars’ tra le diverse anime della cultura americana e anche all’interno del cattolicesimo”. (…)

Conferma Massimo Borghesi, autore dell’imprescindibile saggio ‘Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e ospedale da campo’ (Jaca Book): “Il Papa dà fastidio perché vuole spingere una Chiesa immobile e bloccata da uno schema manicheo ad andare oltre, a riabbracciare il Vangelo che non può essere circoscritto alle battaglie della destra e della sinistra. Ad esempio, il Papa è risolutamente contro l’aborto ma non accetta di confinare l’impegno del cristiano nel mondo solo nella stretta ridotta dei pro-life. La lotta contro l’aborto, per quanto importante, va collocata dentro la tutela e la difesa di tutto ciò che è fragile. In sostanza il suo programma ripensa l’agenda etica, cerca il primato della dimensione missionaria e del dialogo rispetto alla dialettica, il primato della grazia e della libertà evangelica, l’attenzione preferenziale per i poveri oltre ogni schema”.

 

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