Vi propongo questo ricordo uscito nei giorni scorsi su IlSussidiario.net (nella foto Mimmi Cassola è la prima a sinistra).
IlSussidiario.net, 1 settembre 2024, MIMMI CASSOLA/ Da Péguy a Don Giussani, storia di una scrittrice segnata dall’incontro cristiano (Massimo Borghesi)
In memoria di Mimmi Cassola: fu scrittrice ma anche traduttrice di Péguy. Legatissima a don Giussani che la guidò nel suo cammino di fede
Ci sono persone che solcano la vita con piede leggero ed orme quasi invisibili. È il caso di Mimmi Cassola, nipote dello scrittore Carlo Cassola, autrice di 17 romanzi editi in larga misura dalla Jaca Book, che è venuta a mancare giovedì 29 agosto. Cassola Maria Dina (Mimmi) era nata in Toscana nel 1940, si era poi trasferita a Milano per gli studi classici specializzandosi in lettere moderne. Era, però, rimasta legata alla sua Toscana, alle sue colline, ai suoi cipressi, favorita in ciò dalle due case di famiglia. Innanzitutto, quella dei Marmini, vicino a Volterra, che, come ricorderà nella sua pagina FB del 2 febbraio 2011, derivava da “Carlo Cassola, Dumviro di Brescia, Eroe del Risorgimento, Medaglia d’Oro, amico di Garibaldi e di Mazzini. È il bisnonno di cui sono fiera di discendere. […]. Fu lui a comprare i Marmini, quando, fatta l’Italia, lo chiamarono a Volterra come Giudice”. E poi l’altra a San Miniato, vicino a Firenze, dove si stabilirà a partire dal 1978. Come scriverà nel gennaio 2011 sulla sua pagina FB alla sua amica, la cantautrice Marina Valmaggi:
“Io sono cosciente di essere molto fortunata a vivere qui, [a San Miniato] e non solo per il panorama! Amo la mia casa, anche se avrebbe bisogno di essere un po’ più in ordine, perché c’è troppa roba, fra cui montagne di libri… Ogni tanto si fa ordine, ma poi tutto crolla di nuovo. Colpa mia! E poi c’è il giardino bello grande…”
Amante della fotografia, pittrice non certo dilettante, amava porre nella sua pagina FB foto dei fiori, i più variopinti, che allietavano la vista nei parchi di Marmini e della casa fiorentina. È attraverso la sua pagina FB che ci siamo conosciuti. Così mi scriveva il 25 settembre 2010, forse incuriosita da qualche mio articolo:
“Ciao, mi chiamo Mimmi Cassola e sono appena arrivata qui. Ma molti mi conoscono già… Mi piace anche fotografare, ora che non posso più scrivere, e ho più di mille foto in Panoramio. Lo conosci? È interessante, ci sono anche foto bellissime. Le mie sono normali, ma ce n’è di belle. Dopo 33 anni di ‘cattività milanese’, sono venuta con mia madre a Firenze, dove avevamo questa casa antica sui Viali, con un bellissimo panorama sulla città. Anche ieri sono scesa a scattare foto di rose in giardino: su una c’era una cavalletta verde che sembrava appena nata… e poi ho una gattina di nemmeno tre mesi veramente tremenda, che tentava di distruggermi il computer, il mio amatissimo Mac. Le ho dato una lezioncina, senza farle male, per carità. Mia madre è da tanto che se n’è andata: da 16 anni. Il Gius[sani] le voleva molto bene, anche se era svizzera e valdese. Ma so che è fra le braccia di Cristo e prega per me. (Cristo ci ha salvati tutti, ‘uomini di ogni lingua, razza, popolo e nazione’, come dice un Vespro sul libro che usiamo, quello dei preti e dei conventi. Spesso Antonella viene a dirlo con noi) nessuno escluso, quindi ci ritroveremo tutti là, dove non esistono più né il tempo né lo spazio. Ciao, Massimo: vuoi essere mio amico? Mimmi Cassola.”
Al suo messaggio così rispondevo nello stesso giorno:
“Cara Mimmi, in realtà tu eri già, idealmente, un’amica. Ricordo bene i tuoi libri degli anni 80 (Storia d’amore per due voci pari, Il discepolo) editi dalla Jaca Book. Un respiro in un tempo difficile. Tu sei ora fiorentina di adozione; io ero toscano e ora sono romano di adozione. La sede del mio lavoro è però Perugia, la locale Università dove insegno filosofia morale. Ho conosciuto anch’io don Giussani e comprendo ciò che intendi. Una presenza che ti segna la vita, indelebile. Tra i miei contatti FB ti segnalo quattro amici: W. R. avvocato e poeta che risiede da te, a Firenze. A. B. che ha pubblicato da poco il suo primo libro. A. M., che ora risiede a Buenos Aires, il quale ha pubblicato quattro romanzi. M. de L. che cura un blog di narrativa, femminile e non. Puoi contattarli, se lo desideri, a nome mio, anche se, come narratrice, non ne hai certo bisogno. Sono molto lieto di trovarti su FB e onorato della tua amicizia. Un carissimo saluto. Massimo
PS. Non conosco Panoramio. Anch’io sono un appassionato di foto. Ti segnalo, in proposito, l’amico B. B. (sempre su FB). Un vero talento fotografico.”
Così Mimmi, rispondeva il 27 dello stesso mese:
“Grazie, Massimo. Io sono sempre stata toscana, volterrana per l’esattezza, anche quando vivevo a Milano. E ora sono a Firenze da molti anni. Ti ringrazio per quello che dici dei miei libri degli anni 80 ma, secondo me, gli ultimi sono i migliori. Hai già letto Alato, e la Trilogia La grande famiglia, 1500 pagine in tutto? In quanto a Panoramio, lo trovi in Internet; cerca ‘photos by Mimmi Cassola’, ce ne ho già più 1000, e continuo a metterne di nuove, anche se sono per lo più confinate in casa e nel mio giardino. I commenti sono graditi. Ricambio il tuo carissimo saluto, Mimmi.”
Ero sinceramente colpito dalla sua attenzione e prontamente le rispondevo:
“Cara Mimmi, purtroppo le mie letture si fermano a quel periodo. Seguirò senz’altro il tuo consiglio sulla Trilogia così come l’altro su Panoramio. Un saluto molto caro. Massimo”.
Il 28, a sua volta, mi inviava un messaggio:
“Sono già amica di W. R. L’ho scoperto subito. Grazie comunque del consiglio. Alato e la Trilogia dovrebbero piacerti, spero, Ciao, Mimmi”.
Teneva molto, come è evidente, a questi suoi ultimi testi. Alato, uscito nel 1997, e La grande famiglia composta da tre volumi: L’assente (1999), Arrivi e partenze (2001), Amici cari (2003). La trilogia costituirà, di fatto, la sua ultima impegnativa produzione letteraria. Nel 2013 uscirà per la Società Editrice Fiorentina Franz, un romanzo di grande bellezza. Si trattava, però, di uno scritto tenuto per più di trent’anni nel cassetto. Il fatto è che Mimmi veniva soffrendo di un disturbo reumatoide che le impedirà progressivamente di usare la penna, uno strumento fondamentale per lei, poco adusa alle nuove possibilità offerte dall’informatica. Allorché mi scriveva, Mimmi Cassola non era solo la talentuosa autrice di 17 romanzi, era anche la bravissima traduttrice dal francese di opere importanti per la Jaca Book. Per l’editore Sante Bagnoli aveva tradotto Sant’Agostino e la fine della cultura antica di Henri-Irenée Marrou, il Miguel Manara di Oscar Milosz, Avevo altresì tradotto, ed è un suo grande merito, una parte cospicua dell’opera di Charles Péguy contribuendo a fare conoscere il grande poeta e scrittore francese in Italia. Sue erano le traduzioni di Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, Il portico del mistero della seconda virtù, Il mistero dei santi innocenti, Il mistero della vocazione di Giovanna d’Arco. Testi poi pubblicati nella raccolta I misteri. L’idea di tradurre Péguy non era sua. Le era pervenuta dal suo geniale docente di religione al Liceo Berchet di Milano: don Luigi Giussani, il promotore della Gioventù Studentesca ambrosiana. Giussani voleva molto bene a Mimmi, l’aveva presa a cuore anche perché il soggiorno milanese della giovane coincideva con la separazione dei suoi genitori. E Mimmi aveva trovato in lui non solo un maestro ma anche un padre. Lo possiamo intuire da alcune confessioni lasciate nella sua pagina FB. Scrive il 13 gennaio 2011:
“Una volta [Giussani]mi disse: ‘Mi dispiace essere brutto, perché questo mi allontana i giovani, ma il mio naso non me lo sono fatto da me’. E come si sbagliava! Ma a me il suo naso andava benissimo. Caso mai l’avrei preferito senza il porro, ma solo all’inizio, poi non ci feci più caso…”
Rilievi umoristici che tradiscono un rapporto filiale. Il 31 ottobre 2010, pubblicando la foto di una lettera di Giussani a lei inviata, aveva scritto:
“Ecco un piccolo regalo per tutti quelli che hanno conosciuto e amato il Gius. Questo è un semplice biglietto, ma ho una montagna di lettere che dovrei mettere in ordine cronologico, ma non ce la faccio. Bisognerebbe prima dividerle secondo l’anno (dal ’50 al ’70), poi secondo il mese, e infine la parte più difficile: secondo il giorno, senza dividere il recto dal verso. Se qualcuno se la sente, oppure se un gruppetto di amici ci lavora contemporaneamente, credo che sarebbe possibile. Ovviamente chi avrà fra le mani non gli originali che ho io, ma le foto degli originali, potrà conservarne una copia per poi meditare su certi punti, come se il Gius fosse lì accanto. Io fui e sono la sua figlia prediletta, forse perché gli sono occorsi più di due anni per riportarmi a Messa. Ricordo anche la mia prima confessione con lui, dopo essere stata lontana da Dio da tanto tempo…
Grazie se ce la fate! E poi, vi prego, una copia anche per me. Ma il premio sarà entrare profondamente nel cuore e nell’anima del Gius, e conoscerlo come uomo con le sue difficoltà, e con le sue gioie. È un santo, lo sappiamo già. E le lettere di un santo come lui sono un grande dono.”
Si trattava di un’offerta generosa che, purtroppo, non sarà al momento raccolta. Possiamo solo sperare che in un futuro non lontano l’epistolario possa essere editato. Di due sole lettere abbiamo il testo. Una è quella segnalata su FB il 31 ottobre 2010. Si tratta di un biglietto di don Giussani del 19 gennaio 1972:
“Carissima Mimmi,
ti dico solo che ti ricordo sempre e che aspetto di rivederti, spero nella semplicità della fede – come dono dello spirito. Tu aff. Don Giuss.”
L’altra lettera, riportata nella pagina FB del 1° marzo 2011, è datata 15 luglio, senza specificare l’anno, ed è scritta su carta intestata Gioventù Studentesca – via Statuto 2 Milano. Giussani scrive alla sua allieva chiamandola affettuosamente:
“Cara mimmaccia
scappato a Milano onde oggi preparare la partenza per il Brasile, trovo la tua carissima di pochi giorni fa. Mi sento, nel tuo entourage, un cane o un gatto o una farfalla, comunque assai fedele, affezionato anzi moltissimo. Sì che la tua lettera mi ha reso quasi felice. Ora dovrai – adagio adagio – anche imparare ad aiutare altri a camminare. Come del resto dimostri di essere già capace.”
Mimmi era affezionatissima a don Giussani: “Io fui e sono la sua figlia prediletta, forse perché gli sono occorsi più di due anni per riportarmi a Messa”. La Cassola farà parte, secondo Stefano Giuliani che ha curato a lungo la sua pagina FB, del gruppetto di amici che con il pittore William Congdon seguirà Giussani nei suoi ritiri presso un piccolo convento vicino a Subiaco. Come ricorderà lei nel suo romanzo Non essere o essere:
“Dal piazzale si coglieva d’infilata la valle stretta dell’Aniene, e il tempo era segnato dal sole che scendeva e risaliva le opposte pendici. Non avevamo illuminazione: nelle celle accendevamo la sera una candela, all’aperto sedevamo intorno a una lampada a petrolio. L’acqua sgorgava dal monte, andavano ad attingerla con un ramaiolo da una conca fresca di capelvenere” (pag. 60).
Di quel gruppo e di quegli incontri ha scritto Lucio Brunelli in un bellissimo articolo nel suo blog dal titolo Quell’eremo caro a don Giussani.
Mimmi, da parte sua, teneva la foto di don Giussani nella sua cameretta e, insieme con essa, le foto di alcune sue lettere, come ricorda il 29 dicembre 2010.
“Una libreria molto ordinata, in camera mia. A sinistra, incorniciate, le prime lettere del Gius, una delle quali a mia madre, alla quale voleva molto bene, anche se era svizzera e valdese.”
Non aveva però mai approfittato del rapporto con lui. Anche quando Comunione e Liberazione era diventata una realtà importante nella Chiesa e nella società italiana si era tenuta in disparte. Si segnalano solo alcune sue apparizioni nel Meeting di Rimini. In questi giorni la sua morte è stata ricordata da una nota redazionale di Avvenire di giovedì 29 agosto (Addio alla scrittrice Mimmi Cassola: allieva di don Giussani, tradusse Péguy) e da un articolo il giorno dopo apparso sul Sussidiario di Niccolò Magnani: Mimmi Cassola, è morta la scrittrice allieva di Don Giussani/ Il liceo Berchet, Peguy e l’incontro cristiano. Troppo poco per l’autrice di tanti romanzi e per colei che ha contribuito a far conoscere Péguy in Italia.