Maurizio Crippa (nella foto), vicedirettore de Il Foglio, mi cita in un suo pertinente articolo sul conflitto ucraino. Riporto un passaggio del testo.
Il Foglio, giovedì 3 marzo 2022, p. 1, Le divisioni del Papa (M. Crippa)
«Oggi la nuova spartizione degli equilibri tra democrazie e “imperi del male” sembra togliere altro terreno alla via della pace. Non la pensa così il filosofo della politica Massimo Borghesi, autore di saggi molto critici su questa tendenza “a schierarsi” della Chiesa. Sul suo blog, ha appena ripubblicato una lunga intervista del 2014 in cui Henry Kissinger denunciava i rischi della situazione ucraina. “Ogni conflitto porta con sé voglia di conflitto, ma non bisogna cadere in questo trappola”, riflette. “Questo è il realismo che la Chiesa insegna e di cui Bergoglio è voce molto udibile e mi sembra anche molto ascoltata. L’Europa deve stare, ora, con tutta la forza, in difesa dell’Ucraina. Ma l’Europa ha un compito, ed è di non soggiacere alla logica di guerra, amico/nemico. L’Europa deve avere per obiettivo ricostruire uno spazio di convivenza che sia anche per la Russia”. È questa la visione della pace, che è una costruzione, secondo la Chiesa, spiega Borghesi: “La pace come l’obiettivo unico della politica. Politica di pace oggi più che mai nel pensiero cattolico vuol dire mediazione. Ma da molti anni è prevalsa in alcune componenti l’idea che la politica sia invece schierarsi. L’islam, ora Putin, la Cina. Non è così, tanto meno nel magistero di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI”. Quindi, la linea giusta quale sarebbe? “In questo momento, è ‘salvare il salvabile’. Che la guerra duri il meno possibile, perché ogni giorno è una devastazione per il popolo ucraino. E sforzarsi di ricostruire condizioni perché, prima o poi, anche la Russia possa tornare in un contesto di coesistenza pacifica. Ci furono gli accordi di Helsinki, no? Questo è costruire la pace: l’opposto della tentazione – molto forte, specie da parte americana – di radicalizzare una logica di guerra”. C’è qualche politico cattolico che secondo lei ha più chiara questa prospettiva: “Penso a Romano Prodi, alle cose che va dicendo in questi tempi. E le dice perché fa parte di una cultura, anche ecclesiale, estranea a quella logica dello schieramento. Anche Angela Merkel, a ben guardare, si è sempre mossa in quella logica di compromesso, che è figlia di quel pensiero. Il modo più giusto per i cattolici di aiutare l’Ucraina è schivare la trappola di essere riportati alla Guerra fredda».