Mark Bosco, studioso di Flannery O’Connor e di Graham Greene, su Bergoglio e Guardini

Ecco una recensione americana del mio volume “Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale” (2017). Il titolo: “Pope Francis, the Pope of Dialogue”. L’autore è un gesuita, Mark Bosco (nella foto), docente alla Georgetown University ed è studioso di Flannery O’Connor e di Graham Greene. Altre informazioni e bibliografia a questo link. Riporto la traduzione italiana della recensione, chi fosse interessato al testo originale inglese lo trova cliccando qui.

L’articolo di Bosco è ripreso anche da da Matt Kappadakunnel, “Decoding the Jesuit Pope” in «The Tablet» (12/11/2021).

 

Autunno 2018, Georgetown Magazine
Titolo: Papa Francesco, il Papa del dialogo
Autore: Mark Bosco, S.J. Ph.D.,
Vicepresidente per la Mission and Ministery
Data di pubblicazione: 6 marzo 2019

Nel suo libro del 2017 Jorge Mario Bergoglio: Una biografia intellettuale, Massimo Borghesi tenta di scavare nel “modello di pensiero” intellettuale di Papa Francesco esplorando l’impegno del Pontefice con alcune delle più grandi menti del XX secolo. Un nome che incombe nel racconto di Borghesi è il teologo e professore italo-tedesco Romano Guardini (1885-1968). Guardini ha offerto potenti intuizioni teologiche che hanno affrontato le grandi sfide del XX secolo: fascismo, esistenzialismo, storia, progresso e modernità, solo per citarne alcuni. L’incontro tra Francesco e Guardini ha portato il Papa a ripensare la nozione hegeliana della storia lungo le linee del dialogo piuttosto che della dialettica. Hegel ha proposto una comprensione della storia caratterizzata dalla perfezione e dal progresso. Guardini, tuttavia, ha proposto una comprensione alternativa della storia – che potrebbe essere caratterizzata come “pensiero di riconciliazione” – non un processo ingenuo, ottimisticamente progressista, ma una sintesi di opposti polari in un piano superiore e trascendente Per Guardini è la Chiesa – come contenitore vivente – a fornire lo spazio in cui lo Spirito Santo può forgiare questa nuova sintesi, sintesi che opera su un piano trascendente di elementi coesistenti che tirano in direzioni opposte. Sosteneva che in Cristo e nella Chiesa di Cristo, i contrari della vita sono tensioni piene di risorse. Diventano contrari creativi. Attraverso le sue tradizioni, i suoi sacramenti e la sua testimonianza, anche la Chiesa è concettualizzata come una tensione di opposti all’interno di un’unità. Così Guardini sostiene una forma cattolica di dialogo in cui Cristo è il “sia/e” – l’unificatore, come suggerisce san Paolo, di tutte le cose: uomini e donne, ebrei e pagani, schiavi e liberi. Da giovane gesuita, Bergoglio fu attratto dall’idea di una tensione costruttiva delle polarità attraverso gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio. Gli Esercizi incoraggiano una persona ad avere fede simultaneamente come se tutto dipendesse da Dio, ma ad agire come se tutto dipendesse da noi. Questa posizione classicamente gesuita di tenere insieme le polarità permette al seguace di Cristo di essere profondamente nel mondo, ma aperto al trascendente, di essere contemplativo in azione. Per Bergoglio, il pensiero di riconciliazione di Guardini suggerisce che le polarità hanno bisogno l’una dell’altra. Hanno bisogno di essere in una tensione costruttiva che resista alla dialettica a somma zero dell’ideologia e opta per l’approccio più olistico del dialogo. Non impegnarsi in questo dialogo significa scacciare le realtà umane e le complessità pastorali della vita. Così facendo si pecca contro la misericordia, che è sempre attenta alle esperienze della persona umana. È questo che intende  Francesco quando insiste che «la realtà è superiore all’idea». Fare diversamente significa finire in una qualche forma di idealismo nel migliore dei casi, o nella nostalgia per qualcosa di morto da tempo nel peggiore dei casi. Francesco ha imparato che il dialogo non è solo una pratica, ma una virtù. Ciò significa che istituzioni come la Georgetown University devono trovare modi per creare spazi dialogici in cui la frammentazione e la decostruzione non siano i principi guida del nostro pensiero. Nell’attuale epoca di disgregazione politica, l’università deve diventare un santuario del dialogo costituito da una mutualità che cerca la verità nella comunità, mette in pausa la vittoria e resiste al gioco della concorrenza a somma zero che contagia la nostra politica e le frenesie mediatiche. Affronta l’errore della manipolazione intellettuale e dell’imposizione mascherata da educazione. È, in breve, la sua stessa fine. Il dialogo è uno spazio sacro dove Dio può essere ascoltato e dove Dio si adatta alle particolarità benedette degli individui. Penso che questa sia la chiamata di Francesco all’istruzione superiore dei gesuiti.

 

 

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