Péguy, autore chiave per l’oggi

Il sito internet del Centro culturale di Milano ha dedicato un’ottima recensione al recente volume su Charles Péguy da me curato: ve la ripropongo. (Nella foto, un dettaglio della Cattedrale di Chartres, meta dei pellegrinaggi da Parigi di Pèguy, gesto oggi ripetuto da centinaia di giovani. Foto David Bramhall).

centroculturaledimilano.it, 17 gennaio 2024, Péguy, autore chiave per l’oggi (Enzo Manes)

Péguy è il poeta dell’incarnazione. Il suo pensiero e la sua poesia rilanciano l’affascinante proposta dell’essere cristiani nella contemporaneità. Fuori dalla verbalizzazione astratta della fede. Perché la dialettica non familiarizza con la carne, non è cosa viva. La vita, il pensiero, l’opera di un autore che morde il presente raccontato in “Il cristiano e l’anima carnale. L’attualità ‘inattuale’ di Charles Péguy”, libro appena uscito per i tipi Studium a cura del filosofo e saggista professor Massimo Borghesi, dedicato a Mimmi Cassola (1940-2024), traduttrice de I misteri di Péguy.

17 gennaio 2024
La prospettiva
di Enzo Manes

Ogni contributo editoriale che riflette sull’attrattiva vicenda umana e intellettuale di Charles Péguy è motivo sensibile di inevitabile richiamo. Certamente lo è l’ultimo lavoro curato dal filosofo e saggista professor Massimo Borghesi uscito sul finire del 2024 per la casa editrice Studium e che, fin dal titolo, cattura il lettore in cerca di incontri e confronti serrati con personalità impegnate nella frequentazione di territori accidentati, dove si cammina scomodi: “Il cristiano e l’anima carnale. L’attualità ‘inattuale’ di Charles Péguy”.
Borghesi stesso è proprio quel tipo di intellettuale che fa della conoscenza serrata con la persona e il pensiero di Péguy un incontro che non smette di riaccadere in ragione dell’attualità inattuale di uno dei maggiori poeti del ‘900. Dunque, un autore che sarebbe perlomeno riduttivo circoscriverlo al solo ambito cristiano. E ugualmente è doveroso richiamare quel metodo fruttuoso per gli autori dei contributi (in ordine: G. Daneels, G. Valente, A. Socci, G. Frangi, G. Bachelet, M. Cassola, P. Colognesi, D. Piccini, F. Pierangeli, A. Molteni, P. Prosperi, U. Casotto) che scandiscono il procedere del libro. Pagine appassionate, circostanziate, dense di contenuti allergici agli accomodamenti.

Pensiero bruciante

Va ricordato che Péguy, nato a Orléans il 7 gennaio 1873, morì ad appena 41 anni, nel settembre 1914, all’alba della Prima guerra mondiale sui campi della regione della Marnia. Quindi ci siamo da poco lasciati alle spalle la ricorrenza dei 110 anni della sua scomparsa come, un attimo prima, i 150 anni della nascita. Tuttavia, ricorrenze a parte, che comunque hanno il meritevole effetto di destare attenzione, Péguy è sempre un interlocutore privilegiato, presente e sfuggente, per dire che a portarlo dalla propria parte ci si scotta. Il suo pensiero è certo bruciante ma è impossibile da addomesticare. D’altronde, come ricorda Borghesi, la sua vicenda umana è lì a ricordacelo: anarchico, socialista, dreyfusardo, amico degli ebrei, cattolico, anticlericale. E ancora: polemista nato e intransigente fino al midollo; cantore di Maria, devoto pellegrino di Chartres (l’intervento del critico d’arte Giuseppe Frangi felicemente intitolato “Péguy a Chartres. La soglia all’altezza del gradino” spalanca allo sguardo commosso e filiale del poeta fresco di conversione nel vivere l’abbraccio di quella meraviglia: «Ecco il solo luogo al mondo dove tutto diventa bambino». Il verso è tratto da una delle cinque preghiere in forma di poesia: la Prière de résidence). Lui, il poeta che scolpì versi magnifici, musicali e tumultuosi, dei Misteri innalzando così un manifesto a Giovanna D’Arco.

In dialogo fecondo con il nostro tempo

Il libro è prezioso perché si scoprono molte cose. Si fa esperienza di un’originalità struggente, semplice epifania di un attaccamento alla vita illuminante, frastagliato certo, eppur limpido. Di una passione per Cristo qui e ora che suggerisce come il cattolicesimo non può che essere vissuto nella sua fattezza quotidiana, in quella carnalità che dipende unicamente dall’accadimento misterioso e reale dell’incarnazione.
Il libro è prezioso perché ospita interventi che pongono Peguy in dialogo fecondo con il nostro tempo. Quel che Péguy pensa e la poesia che ne testimonia l’irriducibile ardimento, toccano inesorabilmente le ferite della nostra contemporaneità. Ciò che Peguy vive e drammaticamente comunica è un affare così umano che manda all’aria il prevedibile e quel che passa il convento del tempo.

Ecco perché Péguy è un “inclassificabile” come emerge dalle parole del cardinale Godfried Danneels collocate nel volume come premessa. E ciò che sfugge alle classifiche (che stilano, di norma, i padroni del vapore di ogni tempo) è per davvero un lampo e uno schianto. Carnale e inattuale. Carnale e attuale. Il che – una volta per tutte – dovrebbe fare piazza pulita dei luoghi comuni, delle riduzioni, delle strumentalizzazioni di cui Peguy è stato vittima.
Sfiancante e umiliante il tentativo di definirlo un reazionario oppure un progressista. Astrazioni, figlie di ancoraggi a derive del pensiero. Meglio: a derive e basta. Nel libro pensa l’intellettuale cristiano e di sinistra Giaime Rodano -autore della edizione ed. Cisl con cui abbiamo conosciuto estesamente il testo decisivo de Il Denaro- a liberare Peguy da quella gabbia mostrando la pochezza del metodo asfittico di volerlo afferrare, piegare, in definitiva annullare. Rodano, nel suo peregrinare in compagnia di Péguy ha preferito perseguire la novità di lasciarsi afferrare da quella personalità affascinata da Cristo incarnato. Il testo riporta il bellissimo dialogo svoltosi al Centro Culturale di Milano con Borghesi, Pigi Colognesi, Antonio Tombolini, Giaime Rodano e Alessandro Banfi, svoltosi in occasione della uscita del corposo (592 pagine) “Il fazzoletto di Véronque/Antologia della prosa” ed. Cantagalli di Pigi Colognesi.
(Si segnala anche l’edizione Cantagalli “Il lavoro della ragione/Il veramente vero”, a cura di Giuseppe Fidelibus con traduzione dei saggi “Vraiment vrai” e “De la raison” di Charles Péguy  con testo originale a fronte)

Ritualità e clericalismo

Con Péguy il cristianesimo riluce della categoria di avvenimento. Proprio perché non gli interessa il cristianesimo rituale, clericalizzato. Solo Cristo dentro la vita, incontrato nella quotidianità spiccia, è l’occasione per rompere gli schemi. Solo Cristo novità è verità nel presente. Perché non basta l’eternità, occorre il presente per incontrare, conoscere e frequentare Gesù nella realtà. Infatti, Gesù non è venuto nel mondo per accusare la cultura del tempo; Gli premeva altro e così in tre anni ha fatto il cristianesimo. Novità dentro il mondo. Che permane come novità.
Ecco perché si può affermare che Péguy oggi rappresenta un punto di riferimento per la fede. Per la Chiesa, per gli uomini in cammino. La Chiesa blindata, arroccata rischia di dimenticarsi del dono quotidiano dell’incarnazione di Cristo. Disincarnare Cristo dalla terra annulla la missione della Chiesa. Staccata da Cristo la Chiesa si riduce a modello etico, a fardello etico, cioè indebolita nella sostanza. Disincarnata da Cristo la Chiesa non può che risultare disincarnata.

Sulla speranza

Nel peccatore Péguy  – che amava la Chiesa proprio perché amava Cristo – la promiscuità con tale insidia l’avvertiva e la pativa. Un povero cristiano assettato della presenza di Gesù, della Chiesa carne della Sua carne.  Un povero cristiano che ci ha lasciato pagine magnifiche sulla speranza nel “Il portico del mistero della seconda virtù”. Papa Francesco, in diverse circostanze, ha richiamato l’attenzione sulle penetranti intuizioni di Péguy a proposito del cristiano nella contemporaneità e quindi sul cammino della Chiesa in questi tempi non proprio facili: «Egli dice poeticamente che Dio non si stupisce tanto per la fede degli esseri umani, e nemmeno per la loro carità; ma ciò che veramente lo riempie di meraviglia e commozione è la speranza della gente».
I saggi che compongono il libro curato da Borghesi (ma anche il professore offre la sua partecipata riflessione nel saggio introduttivo) si pongono in relazione, ciascuno dilatando un tema specifico, con questo straordinario lettore del mondo moderno. Quel che ne è uscita è una relazione virtuosa.

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