Carlo Carena, l’allievo di Rebora innamorato dei classici

A pagina 4 dell’Osservatore Romano di venerdì 18 gennaio è apparso il mio articolo «L’allievo di Rebora innamorato dei classici. Un ricordo del latinista Carlo Carena, scomparso nel novembre scorso».

Riporto sotto il testo dell’articolo, anche in versione grafica. La foto mostra i convegnisti del Convegno catanese su Pascal di cui parlo nel testo. Carena è il terzo da sinistra. La foto sopra invece mostra Carena al centro, alla sinistra della foto c’è il prof. Giuseppe Pezzino.

L’Osservatore Romano, venerdì 18 gennaio, p. 5, L’allievo di Rebora innamorato dei classici. Un ricordo del latinista Carlo Carena, scomparso nel novembre scorso (Massimo Borghesi)

Il 22 novembre del 2023 è morto Carlo Carena. Nato a Borgomanero, il 1° novembre 1925, Carena è stato alunno del collegio rosminiano di Domodossola, dove ebbe per docente di religione Clemente Rebora, il grande poeta cristiano del ‘900, che rimase sempre un suo punto di riferimento. Si laureò in Lettere all’ Università degli Studi di Torino. Il tema della sua tesi di laurea, discussa con Francesco Pastonchi, era “Le amicizie letterarie di Antonio Rosmini”. Insegnò materie umanistiche nei licei per molti anni. Si è occupato per tutta la sua vita di traduzioni di classici greci, latini, e francesi. Le sue versioni in italiano spaziano dai poeti antichi latini al greco di Plutarco, alle lettere di Paolo di Tarso, ad Agostino di Ippona, agli umanisti Erasmo da Rotterdam e Pico della Mirandola. Dal francese ha tradotto i Pensieri di Pascal e La Rochefoucauld. Ha lavorato, fin dagli anni Cinquanta, come consulente e segretario editoriale per la casa editrice Einaudi, per la Collana “Classici” della UTET, per la collezione “Scrittori greci e latini” della Fondazione Lorenzo Valla. Carena si è spento nel sonno il 22 novembre a 98 anni nella sua residenza di Vacciago, affacciata sul Lago d’Orta, dove viveva con la moglie Luciana. Così lo ricorda l’editore di Interlinea Roberto Cicala a cui era profondamente legato:

«Carlo Carena è stato un vero signore dell’editoria e un principe della classicità. Nei quarant’anni di frequentazione è stato un maestro e mi ha aiutato ad approfondire il legame con autori come Clemente Rebora, che lui ebbe come insegnante a Domodossola, Gianni Rodari, di cui fu editore e amico, e l’artista Mauro Maulini, primo illustratore della collana “Nativitas” di Interlinea che ha ideato, unica collana in Europa dedicata al Natale nelle sue varie forme culturali. Nella primavera del 1993 al primo piccolo stand di Interlinea al Salone del libro di Torino passa a trovarci lui, insieme con la futura moglie Luciana […]. Carena prende in mano i primi titoli della collana “Passio”, stampati artigianalmente nel segno della poesia – Turoldo, Rebora e Claudel –. Da quei volumetti, progettato con il grigio della vecchia “Bur” ma tanto controcorrente in quel periodo di copertine sgargianti e plastificate, occhieggiano le incisioni a puntasecca del comune amico Maulini: “Perché non pubblicate testi classici natalizi, sempre impreziositi da incisioni originali? Dalla ‘Passio’ alla ‘Nativitas’, no?” Così pochi mesi dopo, nell’inverno successivo, escono, in cofanetto, i primi tre titoli della collana, con testi tratti da Protovangelo di Giacomo, Legenda aurea e La storia dei re magi di Giovanni da Hildesheim. Sarà la prima collana in Italia ed Europa interamente dedicata a testi tra letteratura e spiritualità ispirati o ambientati a Natale, dalla tradizione classica e moderna a opere di autori contemporanei. Carena ha poi ispirato diversi titoli, pur tradotti da altri, dai Sette discorsi di Natale di Agostino d’Ippona, con incisioni di Italo Valenti, agli Inni natalizi di Ambrogio, con incisioni di Albrecht Dürer. Alla vigilia del Natale 2020 abbiamo pubblicato una piccola ode giovanile di Erasmo, nella sua traduzione, come n. 100 della collana natalizia e festeggiamento a lui».

Personalmente ci siamo conosciuti il 17-18 marzo del 2016 a Catania, al Convegno Internazionale “Ricchezza e importanza degli opuscoli pascaliani” in onore di Giuseppe Pezzino, organizzato dal Cespes (Centro Studi su Pascal e il Seicento) diretto dalla prof.ssa Maria Vita Romeo. Il Convegno vedeva la partecipazione dei maggiori studiosi, italiani e francesi, di Pascal. Era presente anche Jean Mesnard che sarebbe morto di lì a poco. Carena tenne una relazione dal titolo “L’abregé de la vie de Jèsus-Christ”. Era un uomo affabile, attento, incredibilmente giovane nonostante la sua età, nell’aspetto e nello spirito. La sua residenza presso il Lago d’Orta, la vita a contatto con la natura, immerso nei suoi libri in un’abitazione dal nome virgiliano “Bucoliche”, era, forse, il suo segreto. Dopo esserci conosciuti ci siamo scritti. Io lo ricordavo con grande rispetto per le sue traduzioni dei classici greci e latini che, da ragazzo, avevo letto con meraviglia alla scoperta di un mondo allora per me sconosciuto. Per questo gli avevo inviato un mio testo del 2005, “Il soggetto assente. Educazione e scuola tra memoria e nichilismo”, in cui trattavo dell’importanza dei classici per la formazione dei giovani. Il 1° giugno del 2016 mi aveva risposto. «Caro Professore, grazie del suo “Soggetto assente”. Vi ho trovato anch’io di che giovarmi: il filo sul valore della tradizione, le pagine su epos e storia… Con i più cordiali saluti, Suo Carlo Carena». Con indubbia cortesia mi aveva inviato, a sua volta, testi curati da lui: La vita felice di Plutarco, edita da Einaudi nel 2014, e Il Vangelo dei Vangeli. Abregé de la vie de Jèsus-Christ di Blaise Pascal, stampato da Allemandi nel 2002. Quest’ultimo era la sintesi dei quattro Vangeli, scritta da Pascal nel 1655 alla sua entrata in Port-Royal-des-Champs. Era il tema della relazione che Carena aveva tenuto al Convegno di Catania. Era però anche il suo testamento ideale, consegnato nella bella introduzione dal titolo Il Mistero Eterno, una sorta di personale professione di fede. Possiamo solo sperare che la sua ricca opera, non solo di instancabile traduttore, ma anche di studioso non venga ora dimenticata ma ottenga l’attenzione che merita.

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