Papa Francesco, un’eredità di cristianesimo “normale”

Sono stato intervistato da ZTL, trasmissione radiofonica condotta da Gabriele Cappi. Va in onda sull’emittente Giornale Radio. Ho ricordato papa Francesco come padre dei popoli per la sua promozione della pace e la vicinanza ai lontani e sottolineato l’opposizione di settori tradizionalisti americani e la crisi della Chiesa in Europa e Brasile, evidenziando al contempo anche segnali di rinascita. Papa Francesco ha lasciato un’eredità di cristianesimo “normale”, incarnato nella solidarietà e nella misericordia.

Ecco l’audio e una trascrizione dei contenuti.

 

Gabriele Cappi Buonasera, vorrei collegarmi con il professor Massimo Borghesi, filosofo, professore di Filosofia Morale all’Università di Perugia, scrittore e giornalista, autore di numerosi libri su Papa Francesco, alcuni dei quali citeremo. Professor Borghesi, buonasera. Oggi tutti condividono il proprio ricordo del Papa: chi l’ha incontrato per strada, chi gli ha stretto la mano. So che lei era in contatto diretto con Papa Francesco. Quand’è stata l’ultima volta che vi siete sentiti?

Massimo Borghesi Buonasera. L’ultima volta che ci siamo visti è stato un anno e mezzo fa, a Santa Marta, dove abbiamo avuto un lungo colloquio. Successivamente ci siamo scritti. Il nostro rapporto è nato con la mia biografia intellettuale di Bergoglio, pubblicata nel 2017, per la quale ho potuto beneficiare di quattro lunghi colloqui con lui. Da lì è iniziato un rapporto che si è mantenuto nel tempo. Mi ha telefonato diverse volte. Era un rapporto speciale.

Cappi Nel suo articolo di oggi su Il Sussidiario, lei definisce Papa Francesco “padre dei popoli”. Perché questa espressione?

Borghesi Perché Papa Francesco è stato riconosciuto per la sua visione di fraternità tra le nazioni e i popoli, incarnata nell’enciclica Fratelli Tutti del 2020. La sua testimonianza è stata potente. La sua autorevolezza è stata apprezzata anche nel mondo islamico, come dimostrato dal viaggio in Mongolia, e si è espressa in una costante promozione della pace. In un mondo diviso, dilaniato da guerre che non lasciano sperare nulla di buono, il Papa è stato la vera voce della pace. Mi sono sempre chiesto perché a Stoccolma non abbiano mai considerato Francesco per il Nobel per la Pace. Pensiamo al suo gesto in Sudan, quando si inginocchiò ai piedi dei leader belligeranti, ottenendo una tregua che è durata quasi fino a oggi. O al 2013, con la preghiera in Piazza San Pietro che convinse Obama a fermare un intervento in Siria, evitando un conflitto tra Stati Uniti e Russia. Ha chiesto insistentemente pace per l’Ucraina, per Israele e Gaza. Anche se spesso inascoltato, la sua voce è stata impossibile da ignorare. Attraverso di lui, la Chiesa è diventata protagonista dell’aspirazione alla pace dei popoli. Questo ha reso la sua autorità osteggiata da chi avrebbe dovuto essergli vicino, ma riconosciuta da chi era più lontano. È il paradosso del suo pontificato: i popoli, la gente semplice, lo hanno sentito vicino, uno di loro, un uomo del popolo, come desiderava essere.

Cappi Questo legame con i popoli si collega al suo impegno per i negletti, gli abbandonati, gli invisibili, di cui i media raramente parlano. Da dove nasce questa sensibilità? Nel suo libro del 2021, Il dissidio cattolico. La reazione a Papa Francesco, lei descrive lo scontro tra il mondo tradizionalista e conservatore e il Papa. È possibile collegare questa opposizione a un distacco tra la Chiesa e gli Stati Uniti? L’elitarismo che esclude gli ultimi deriva dal cattolicesimo ipertradizionalista americano, dal mondo protestante, o da altro?

Borghesi In parte, l’opposizione viene dall’episcopato americano, anche se non interamente. La reazione al pontificato di Francesco è stata alimentata da diversi fattori. Uno è la diffidenza storica dei nordamericani verso i sudamericani, che in alcuni casi ha sfumature razziste. Inoltre, c’era un pregiudizio su Francesco, spesso dovuto a ignoranza o a una manipolazione non innocente. È stato dipinto come una sorta di Che Guevara in Vaticano, un populista latinoamericano, un peronista, persino un marxista travestito da cattolico. Chi conosceva bene Bergoglio sapeva che questi pregiudizi erano infondati, ma questa narrazione ha preso piede sul web, alimentata da migliaia di blog. Si è creato un muro tra parte della Chiesa americana e Francesco, con echi anche nei paesi dell’Europa orientale, influenzati dai media americani. L’opposizione è stata particolarmente aspra dopo la pubblicazione di Amoris Laetitia nel 2015-2016, quando si temette uno scisma. Alcuni, come il cardinale Burke e l’ex nunzio Viganò, accusarono il Papa di legittimare il matrimonio dei divorziati, svalutando l’istituzione matrimoniale. In Italia, alcune frange hanno persino definito Francesco un eretico. Col tempo, però, si è capito che queste critiche erano infondate: il Papa non ha mai delegittimato il matrimonio cristiano né la dottrina tradizionale, nonostante i tentativi di presentarlo come un rivoluzionario pericoloso.

Cappi Come sta la Chiesa oggi? Se è vero che i cattolici nel mondo aumentano, parallelamente alla popolazione globale, è altrettanto vero che in aree storicamente cattoliche, come il Brasile o l’Europa, la crisi è evidente. Qual è il suo bilancio?

Borghesi La crisi è innegabile, ma ci sono segnali di rinascita. Francesco ha avviato numerosi processi che ora richiedono guida. Il suo successore avrà un compito arduo. Tuttavia, il Papa ha indicato un metodo, basato sulla sua testimonianza personale, che ha avvicinato molti “lontani” alla Chiesa, abbattendo pregiudizi. Questo non basta per fare di loro cristiani, ma crea attenzione. Spetta ora alla Chiesa e ai cristiani offrire una testimonianza credibile, all’altezza di quella di Francesco in questi dodici anni. La sua provocazione è stata indicare un cristianesimo “normale”, non separato dal mondo, incarnato da persone comuni che portano un tesoro di grazia da condividere.

Cappi Un’ultima domanda. Il Papa sognava una Chiesa come “ospedale da campo”. A che punto è questo progetto?

Borghesi È a buon punto. In un mondo sempre più chiuso, segnato da muri, egoismi e individualismo, i cristiani sono spesso gli unici a praticare solidarietà, accoglienza e condivisione con i più poveri. Nel volontariato e in altre esperienze silenziose, si vede una vita dedicata ai meno fortunati, senza clamore. Questo lavoro, spesso invisibile ai media, è un fattore di coesione sociale e speranza. Senza di esso, le nostre società rischierebbero di collassare. Dalle ombre fosche del presente potrebbe nascere una luce più forte, grazie a questa testimonianza.

Cappi Grazie, professor Borghesi, filosofo, professore di Filosofia Morale all’Università di Perugia, scrittore e autore di libri su Papa Francesco, disponibili online. Grazie per essere stato con noi, a presto e buon lavoro.

Borghesi Grazie a lei, buon lavoro, arrivederci.

 

1 pensiero su “Papa Francesco, un’eredità di cristianesimo “normale””

  1. È molto vero che papa Francesco ha fatto intravedere ai lontani -con la propria testimonianza personale e l’immediatezza umana- un cristianesimo “normale” ( che c’entra con i problemi e la vita!) ed è pure vero che tocca a tutti noi proseguire in questa missione d’esser Chiesa in uscita, quindi che la credibilità della Chiesa debba sorgere e insorgere dal basso, da tutti noi…infatti nn si tratta di operazione mediatica! Lo stesso mondo che è venuto ,”in ginocchio” e col cuore a pezzi in piazza San Pietro nn deve indurre all’errore che basti questo omaggio mondiale e universale al successore di Pietro per portare Cristo al mondo. Qui si apre la missione di e per ciascuno! Tuttavia la situazione del mondo è talmente deflagrata che temo nn basti neppure la testimonianza dei cristiani dal basso! Come qualcuno più autorevole- che non sarei io- ha detto: è l’ora di pregare i santi perché facciano miracoli e soprattutto che nascano nuovi e innumerevoli santi. Insomma che in questo inferno che è il mondo attuale cresca ciò che inferno non è!!!

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