Ricordando papa Francesco in tv a Finanza Now

Il 22 aprile ho dialogato con Giulia Piscina di Finanza Now sulla figura di papa Francesco. Ecco il video e una sintesi testuale della trasmissione.

Giulia Piscina: Ben ritrovati, ben ritrovati a Finanza Now. Era il 13 marzo 2013 quando Papa Francesco, con un nome che già raccontava tanto di ciò che avremmo vissuto nel suo pontificato, salutò una folla con un gesto di grande umanità, un’umanità che ancora oggi pervade la sua immagine. Un uomo, prima ancora che un Papa, che ha saputo essere protagonista non solo di una rivoluzione interna alla Chiesa, ma anche di tante rivoluzioni esterne, in un mondo in continua evoluzione. Non è mai mancata la sua voce, la sua guida per i cristiani, sempre presente fino all’ultimo secondo, fino all’ultimo giorno, come abbiamo visto nella giornata di Pasqua, quando è riuscito a dare un ultimo abbraccio alla folla di fronte a San Pietro.

Le parole non bastano a descrivere un grande personaggio della storia del nostro tempo, oltre che una grande guida. Vogliamo affidarci a qualcuno che, con il suo racconto e la sua esperienza, può aggiungere qualcosa a ciò che tutti abbiamo constatato e vissuto. Do il benvenuto qui a Finanza Now, in diretta, al Professor Massimo Borghesi. Benvenuto, professore.

Massimo Borghesi: Grazie, grazie a lei, buonasera.

Giulia Piscina: Grazie per essere con noi, professore. Sappiamo del suo rapporto, della sua conoscenza e della forte condivisione di pensiero e spirito con Papa Francesco, che stiamo salutando in questi giorni. Forse il modo migliore per ricordarlo è partire da un primo ricordo del 2013, una prima forte impressione che lei ha avuto, e magari un ultimo ricordo, un’impressione di questo Papa che ha voluto esserci fino all’ultimo dei suoi giorni.

Massimo Borghesi: Un primo ricordo, sì. Al momento dell’elezione, ricordo la sorpresa di molti che non conoscevano il Papa argentino, un sentimento abbastanza diffuso. Nel mio caso, non fu così, perché Jorge Mario Bergoglio era un collaboratore del mensile internazionale 30 Giorni nella Chiesa e nel mondo. Dal 2002 in avanti aveva rilasciato interviste e scritto articoli. Essendo io un collaboratore di 30 Giorni, ho avuto modo di conoscerlo. Inoltre, l’ho incontrato personalmente nel 2008, durante un viaggio in America Latina, a Buenos Aires, con l’amico Alver Metalli e mia moglie. Lo visitammo in una chiesa dove celebrava la Messa, un incontro fugace ma significativo.

Poi, a Roma, a San Lorenzo al Verano, quando veniva in Italia, Bergoglio aveva poche amicizie, ma una era con Don Giacomo Tantardini, responsabile teologico di 30 Giorni. Veniva a San Lorenzo, dove Don Giacomo celebrava, e talvolta celebrava lui stesso la Messa o amministrava le cresime. Ho apprezzato la straordinaria semplicità di questo cardinale, il suo modo diretto di rapportarsi, il suo linguaggio caratteristico. Certo, non era facilmente prevedibile che diventasse Papa, anche se nel conclave del 2005, che elesse Benedetto XVI, ottenne un discreto numero di voti, ritirandosi poi per non ostacolare Ratzinger.

La sua elezione fu una sorpresa, ma non del tutto. Un Papa latinoamericano interpretava bene il momento. Aveva su di sé una grandissima responsabilità: una Chiesa definita in frantumi, in grave crisi. Un’opera di ricostruzione, già avviata da Benedetto XVI, intesa come comunità e presenza per i più bisognosi, che Francesco ha cercato di portare a termine fino all’ultima possibilità della sua vita terrena.

Giulia Piscina: In questo momento, tutti abbiamo una frase, uno sguardo, un gesto che ci ricorda Papa Francesco. In queste giornate, in cui il Vaticano e Roma sono stati protagonisti anche dal punto di vista internazionale e geopolitico, il Papa non si è sottratto al dialogo. Qual è l’ultimo gesto che possiamo ricordare come conferma del personaggio di Papa Francesco?

Massimo Borghesi: A me ha colpito molto la carezza ai bambini offerti mentre passava con la Papa Mobile, nell’ultimo giorno della sua vita, con uno sforzo fisico enorme, con un corpo che non obbediva più. Papa Francesco rimane nella nostra memoria come il Papa delle carezze, della carezza di Cristo, di Gesù. È stato amato dal popolo perché il popolo lo ha sentito vicino, uomo di Dio, con il suo linguaggio, i suoi gesti, le sue attenzioni, il suo affetto.

Con Papa Francesco, la misericordia di Dio si è resa presente attraverso la sua persona. La gente lo ha capito, lo ha sentito vicino, non un chierico o un ecclesiastico distante, ma un uomo di Dio che si calava nei panni di tutti, specialmente degli umili, dei lontani, dei diseredati. Ha dato voce agli invisibili, a coloro che i media trascurano, e questo rimarrà a lungo nella memoria del popolo cristiano e anche di chi non è cristiano, di chi è lontano ma è stato commosso da questo grande testimone.

Giulia Piscina: Tra l’altro, il dialogo con i media e i giornalisti è stato sempre aperto, con parole dirette, spesso proprio ai professionisti della comunicazione. Papa Francesco si è sempre occupato di come si comunica, delle parole, e ai giornalisti diceva: “Dovete raccontare la verità, ma voi siete veri?”. Un’esclamazione che invitava non solo la Chiesa, ma anche le altre istituzioni, a fare il proprio dovere. A proposito dei dimenticati, uno dei suoi primi viaggi, forse il più emblematico, fu a Lampedusa, ma non l’unico: ricordiamo i viaggi in Kenya, in Uganda, passi fisici verso i dimenticati.

Papa Francesco è stato visto come vicino al mondo, nonostante il rapporto complesso tra Curia e società. Per questo è ricordato non solo come il Papa della tenerezza, ma anche delle rivoluzioni, rivoluzioni d’amore e gentilezza, ma evidenti, che oggi sono un patrimonio dell’umanità. A Buenos Aires, come vescovo e cardinale, era restio ai media, non amava le interviste. Com’è cambiato da Papa?

Massimo Borghesi: Da Papa è cambiato molto. Ha colto il valore della comunicazione, anche perché la sua elezione lo ha trasformato, direi, anche nel carattere. Non era così allegro e aperto in precedenza. Spesso il Papa è visto come una figura austera, ma con Francesco c’è stata un’inversione di percezione. Ha capito l’importanza della comunicazione, e i media lo hanno inseguito, perché era un soggetto mediatico straordinario. All’inizio era un po’ restio, ma poi si è concesso, comprendendo che la sua ottica missionaria, come i suoi viaggi paolini, serviva a comunicare Cristo al mondo. Non si è sottratto, richiamando i giornalisti al loro dovere: la verità, non la manipolazione delle notizie, un problema che affligge anche le democrazie moderne, specialmente in tempi di guerra.

Giulia Piscina: Una parentesi delicata riguarda le accuse, spesso infondate, che hanno segnato il suo pontificato, ma che hanno sempre mostrato la sua volontà di essere umano. È ricordato anche per le scuse, per il passo indietro su questioni che hanno messo in cattiva luce la Chiesa. Ha sempre parlato un linguaggio aperto, sollevando controversie, ma senza occultare nulla, come sulla pedofilia, chiedendo trasparenza a vescovi e cardinali. Come ha affrontato la manipolazione delle notizie contro di lui?

Massimo Borghesi: Papa Francesco è stato spesso attaccato con fake news, specialmente da certi fronti nordamericani, che lo dipingevano come un Che Guevara, un marxista, un populista. Queste accuse, anche in Italia, hanno cercato di gettare fango sulla sua figura. Quando richiamava alla verità, lo faceva anche per sé, chiedendo un’immagine non ideologica, non falsata, che non obbedisse alle logiche del potere. È stato un personaggio capace di smuovere, di raccontare un tempo di poca pace, una pace che ha sempre invocato, ma che non ha potuto vedere compiuta.

Giulia Piscina: Riguardo all’eredità, un’eredità pesante che si intreccia tra sacro e profano, con dinamiche internazionali e geopolitiche. Papa Francesco non si è mai tirato indietro sugli scontri attivi e le criticità. Non sarà semplice scegliere un successore, vero?

Massimo Borghesi: Non è mai semplice eleggere un Papa, tanto più oggi, con una Chiesa responsabile di oltre un miliardo di persone. L’eredità di Francesco è pesante: ha aperto processi ancora in corso, che il successore dovrà guidare. Ma su un punto non si potrà tornare indietro: l’idea del cambiamento d’epoca. La Chiesa non può pensare di risolvere i problemi tornando indietro, come dicono gli “indietristi”. Il mondo è cambiato, e la Chiesa, calata nella storia, deve tenerne conto, non per accodarsi, ma per capire cosa serve oggi. Da qui nasce l’idea di una Chiesa in uscita, samaritana, un ospedale da campo che va incontro agli altri, lotta per la pace e la fraternità in un mondo diviso. Questa immagine sarà presente nel successore, una pietra che non si può rimuovere.

Giulia Piscina: Ringrazio davvero il professor Massimo Borghesi per questo ricordo e questa analisi profonda di una figura che non è stata solo una guida spirituale, ma molto di più: un personaggio importante dal punto di vista sociale e storico, che oggi ricordiamo come grande uomo del nostro tempo. Grazie, professore, alla prossima.

 

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